Birba e… basta poco per stare bene
Ogni tanto succede…
Succede che in mezzo a un mare di bollicine omologate, plasticose e ruffiane, spunti fuori qualcosa di vero, di sincero. Qualcosa che non pretende d’essere altro da sé, ma che con semplicità, cuore e quel pizzico di follia lucida riesce a far sorridere le papille e, perché no, anche l’anima. Ecco, Birba è proprio questo: un piccolo inno al piacere, un brindisi sbarazzino alla vita di tutti i giorni.
Parliamo dell’ultimo pargolo nato in casa Camerlengo, quella bottega-vulcano di idee, fermentazioni e visioni di Antonio Cascarano, a Rapolla, in provincia di Potenza, sulle terre nere e forti del Vulture. Birba 2024 Aglianico frizzante naturale
Un luogo che, diciamocelo, se non l’hai visitato almeno una volta con la bocca già piena di Aglianico, non puoi dire di conoscere davvero il Sud più intenso e tellurico.
E invece da quelle parti, dove (per fortuna!) più d’uno il vino lo fa con il cuore più che con le mode, è nato Birba 2024, un rifermentato in bottiglia da uve Aglianico che riesce in quell’impresa che pochi sanno compiere: farsi voler bene da subito, senza dover spiegare troppo.
Un vino che entra in scena senza fronzoli, ma che appena lo versi ti fa capire che sotto quell’aspetto un po’ scanzonato si nasconde una personalità non banale.

Ribolle la Birba… ma con stile
A dirla tutta, la categoria dei rifermentati in bottiglia la frequento sempre più di rado, perché troppe volte si confonde il naturale con il trasandato, e la bolla “artigianale” diventa un pretesto per svincolarsi da equilibrio, pulizia e, diciamolo pure: dalla piacevolezza.
Ma qui no, con Birba è tutt’altra storia. È un piccolo prodigio d’equilibrio, freschezza e godibilità. E lo fa con umiltà, senza gridare, senza pose.
In calice è subito una festa per gli occhi: rosso rubino brillante, limpido e vivo. Nessuna torbidità da pseudocultori dell’ossidazione a tutti i costi, ma nemmeno quella lucidatura da prosecco da supermercato. Qui c’è artigianalità, ma curata, pensata, rispettosa del frutto.
E poi il naso… oh il naso! Lampone, melagrana, rosa canina, violetta, more. Una passeggiata in un giardino mediterraneo d’inizio estate, con un cestino di frutta sotto braccio e il vento che scompiglia i capelli. C’è anche il bonus di una nota agrumata che punge appena, e un sottofondo erbaceo che ricorda timo, origano, e il sole del Sud che non perdona ma ti abbraccia.
In bocca? Un piccolo godimento
Al sorso è sapido il giusto, senza sbruffonerie minerali, fresco come un tuffo di sera, elegante e armonico senza essere troppo pettinato. Il finale?
Non lunghissimo, ma coerente e ancora più fruttato, che ti lascia con quella voglia di un altro sorso, e poi un altro ancora. E alla fine ti accorgi che la bottiglia è finita, e ne avresti voluta almeno una mezza in più. Birba 2024 Aglianico frizzante naturale
Una bolla che fa bene al cuore (e alla compagnia)
Il bello di Birba è che non si prende troppo sul serio. Non ha pretese di “grande nobiltà”, non fa il verso allo Champagne né si atteggia da Metodo Classico “naturale” con la puzza sotto il naso. È semplicemente una bolla allegra, schietta, che conosce bene la sottile arte del farsi voler bene. Ti guarda, ti strizza l’occhio e ti dice: “Oh, rilassati, bevi, ridi. Il resto può aspettare”.
Io l’ho stappata una sera, senza pensarci troppo, per accompagnare una pastasciutta casalinga fatta in quattro e quattr’otto con un amico di vecchia data.
Quelle serate un po’ da studenti fuorisede, dove si ride e ci si racconta le storie di quando si avevano meno anni, e nessuno conta i bicchieri.
E… Birba lì ha fatto la sua porca figura: ha tenuto il ritmo, ha rinfrescato i discorsi, ha lubrificato le risate. Senza tirarsela, senza voler essere protagonista. Ma alla fine… ci si ricorda di lei.
Il tappo? A corona, ovviamente!
Perché una bottiglia così non poteva che essere chiusa col tappo a corona. Niente sughero, niente muselet. Solo vetro chiaro, etichetta simpatica e onesta, e dentro una bella storia da bere. Un vino che è quasi un messaggio in bottiglia, diretto, sincero, limpido come il modo in cui è stato pensato.
E poi diciamocelo: oggi che ogni vino sembra dover avere per forza un pedigree da cavallo di razza, un’etichetta disegnata da qualche artista iper concettuale e una descrizione più lirica di un haiku, fa bene all’anima incontrare un calice che non ha bisogno di parole difficili. Che non ti parla di vinificazioni in clessidra lunare o di lieviti ancestrali. Ma che ti dice solo: “Bevimi. E sorridi.”

Conclusione?
E allora sì, caro lettore enocurioso, basta poco per stare bene.
Basta una bottiglia come Birba. Basta un po’ di musica, un piatto di pasta, qualche risata. E un vino che non vuole scalare le classifiche, ma solo infilarsi in mezzo alla tua serata, e migliorarla. In silenzio, ma con stile.
Perché certe cose non si spiegano: si bevono. E basta.
Azienda Agricola Camerlengo
Via dei Tigli,
85027 – Rapolla (PZ)
Tel. 335 251885
www.camerlengodoc.it
info@camerlengodoc.it
Birba 2024 Aglianico frizzante naturale
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Food, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?