Perché la cucina non è solo gusto: la lezione di Alberto Gipponi
E se il ristorante non fosse più solo un luogo dove mangiare? Gipponi ci invita a “rileggere un piatto”. Paolo Mandelli ne scrive con lucidità e passione
Dopo l’articolo pubblicato all’inizio di quest’anno: “Il futuro della cucina italiana, non la rivista” su queste pagine, ho deciso di intervistare chef e gastronomi importanti per interrogarli sul futuro della nostra cucina, sia su quella di ristorante che su quella casalinga.
Ne è nato un viaggio, ancora in divenire, curioso e appassionato sul pensiero gastronomico di questo periodo storico da una parte mediaticamente sfavillante ma crepuscolare nella realtà dei fatti.
Cominceremo con l’intervista a Carlo Cracco e con periodicità continueremo con altri protagonisti della scena gastronomica del nostro Paese.
E se il ristorante non fosse più solo un luogo dove mangiare? Gipponi ci invita a “rileggere un piatto”. Paolo Mandelli ne scrive con lucidità e passione
Negli ultimi decenni, il consumo di vino ha subito un drastico calo. Se dagli anni Sessanta a oggi il declino è stato costante, dal 1985 in poi la diminuzione tra gli italiani è diventata ancora più evidente.
Antonia Klugmann, chef e proprietaria del ristorante L’Argine a Vencò a Dolegna del Collio (GO), una stella Michelin, ha saputo creare una cucina che unisce tradizione e ricerca.
Nicolò Scaglione, l’anticritico, rappresenta una nuova forma di critica gastronomica. Nicolò non è al servizio degli appassionati clienti dei ristoranti, ma degli stessi chef: la sua è una consulenza retribuita che aiuta lo chef a guardare il mondo da un altro punto di vista. Un solido bagaglio culturale e un palato tecnico affinato in migliaia di assaggi ne fanno un grillo parlante contemporaneo.
Federico Francesco Ferrero, medico nutrizionista e gastronomo, editorialista de La Stampa e vincitore di MasterChef Italia nel 2014. Una voce fuori dal coro, competente e attenta alle dinamiche gastronomiche e sociali.
Matteo è uno chef di 27 anni che, nonostante la sua giovane età, è già una promessa della cucina italiana. La Guida Michelin lo ha recentemente incoronato miglior chef under 30 del 2025, e il suo ristorante Grow, che gestisce insieme a suo fratello Riccardo, ha ricevuto la sua prima stella Michelin.
Negli ultimi anni, i ristoranti stellati Michelin hanno vissuto una trasformazione radicale, passando da templi della creatività gastronomica a simboli di status sociale. Una mutazione che, se da un lato li ha resi accessibili a una clientela più ampia, dall’altro ha eroso parte della loro anima originale.
Daniel Canzian, fresco presidente dei Giovani Ristoratori Europei (JRE), con una solida formazione marchesiana alle spalle, è forse l’ultimo allievo del Maestro, che lo ha voluto a 28 anni alla guida del Marchesino in Piazza della Scala a Milano. Dal 2013 è saldamente al timone del proprio ristorante DanielCanzian a Milano.