La rivincita delle sardine
Da cibo povero a protagonista fashion: la riscossa (azzurra) della sardina tra piatti gourmet, social e memoria mediterranea che svanisce. rivincita delle sardine
Una volta erano considerate il cibo dei meno abbienti. O, peggio, una fastidiosa scatola metallica celata con cura in fondo alla dispensa, da aprire solo quando proprio non c’è altro. E… oggi? Oggi le sardine riprendono la scena. Con buona pace dei tonni pinna gialla e dei gamberi rossi di Mazara, curiosamente la vera protagonista dell’estate 2025 sembra che sia lei: la sardina. Umile, lucente, saporita. E, soprattutto, finalmente sdoganata (quasi) a furor di popolo.
Dalla povertà al piatto virale
Complici i social e la moda, perchè definire “coscienza gastronomica” quella tendenza che rivaluta acriticamente il “povero ma buono” sarebbe completamente fuori luogo, le sardine stanno vivendo una seconda (anzi, terza) giovinezza. In certi ristoranti alla moda vengono servite su crostoni caldi, accompagnate da burro acido e gin tonic al rosmarino che fa tanto figo.
Nel nord Italia fanno capolino come ripieno nei panini da street food stellati. E in Sicilia? Sono (finalmente!) tornate regine indiscusse della pasta, con quel mix di finocchietto selvatico, uvetta e pinoli che profuma di mediterraneo, di bello e di e gioventù.

La #SardineRevival impazza sui social: c’è chi pubblica tutorial su come conservarle a dovere sott’olio in casa, c’è chi mostra come impreziosire con eleganza uno spaghetto di mezzanotte, e chi, senza ritegno alcuno, azzarda una improbabile sushi fusion con sardina marinata e avocado.
Una volta oggetto di scherno, oggi le sardine sono le protagoniste di fotografie patinate, su piatti artigianali dai colori neutri, con erbe spontanee in bella vista. Gli algoritmi dei social approvano.
Sardine-core: tra moda e memoria
Spulciando nelle tortuosità della rete pare che ci sia un trend preciso che spinge questa riscoperta: si chiama #fisherman-core. rivincita delle sardine
Un’estetica visiva e culinaria “romanticona” slegata però dalla realtà, ispirata furbescamente al mondo dei pescatori, dei porti, dei vecchi mercati del pesce. Lì dove il cibo ha ancora un odore forte, la pelle delle mani sa di sale e il vino bianco si beve a collo alla faccia di tutta la SO2 e dei lieviti selezionati. E… le sardine ne sono il simbolo perfetto: semplici, autentiche, senza trucco.
Nel design del cibo, le scatolette colorate con scritte retrò sono diventate oggetto di culto. Alcune aziende portoghesi, come la celebre Nuri o la sempre più fotografata Tricana, non da ora ne hanno capito il potenziale: confezioni da collezione, storytelling commovente da lacrimuccia ma, anche qualità altissima del prodotto. In fondo, è l’arte di vendere ciò che era sempre stato lì, ma con nuovi occhi.

È solo moda?
No. O almeno: non solo. La sardina è anche una risposta concreta ad alcune domande della gastronomia contemporanea.
- Sostenibilità? Le sardine sono pesci pelagici a ciclo vitale breve, pescati con tecniche relativamente poco impattanti. Consumare sardine al posto del tonno o del salmone è una scelta che alleggerisce la pressione sugli stock ittici e favorisce l’equilibrio dei mari.
- Salute? Ricchissime di omega-3, proteine nobili, ferro e calcio. Mangiarle tutte intere con la lisca (nelle versioni più piccole) apporta minerali fondamentali, troppo spesso trascurati.
- Gusto? Ben poche cose al mondo sfoggiano quella suadente carica sensuale di umami, quella grinta salmastra, quel sapore di sole, porto e reti bagnate. Le sardine sono austere ma profonde, semplici ma complesse.
La rivincita della sardina in cucina
Chi l’ha detto che le nostre umili sardine debbano finire solo nei crostini imburrati o in qualche pasta rustica della Vucciria?
Oggi, chef creativi le reinterpretano in mille forme, e per fortuna!
Piatti che stanno bene in bocca, ma anche (e non è un crimine dirlo) perfino su Instagram e, per questa volta, ho detto tutto! rivincita delle sardine
Il gusto della memoria
Questo inaspettato ritorno mette evidenzia un bisogno diffuso: quello di riappropriarsi (finalmente!) di sapori autentici, non addomesticati.
Le sardine, per quelli con qualche anno di più sulle spalle, come lo scrivente, odorano e sanno di infanzia, di pranzi della domenica senza pretese, di padelle fumanti e mani unte. Le sardine non sono “easy”. Non sono comode, ma sono dannatamente vere.

E, in un’epoca dove tutto è filtrato, patinato, misurato, la verità gastronomica è un plusvalore.
Mia nonna paterna (quella materna no…), per esempio le friggeva in gran quantità il venerdì, e il profumo si spandeva per tutti i cortili di via Bologna a Napoli, zona ferrovia.
Le metteva a scolare sulla quella particolare cartapaglia assorbente gialla, ora quasi scomparsa, e poi ci schiacciava sopra mezzo limone. Io, unico nipote le mangiavo con le mani. Quel sapore, oggi, lo inseguo ovunque.
Le sardine vincono dove il tonno crolla
Un tempo avremmo detto: vuoi mangiare bene? Vai sul sicuro, prendi il tonno. Oggi invece il tonno è diventato il simbolo del paradosso alimentare contemporaneo: consumato in modo eccessivo, sfruttato, iper-industrializzato. Le sardine, invece, rappresentano una alternativa gustosa, locale, sostenibile. Una rivincita gastronomica in piena regola.
E poi, non dimentichiamolo: costano (ancora?) poco. Anche quelle di alta qualità restano più accessibili rispetto a tanti “superfood” importati.
Il futuro? Azzurro, come le sardine
C’è da augurarsi che questa riscoperta non sia solo una moda effimera o stagionale, ma l’inizio di un nuovo e meno strabico sguardo sulla cucina mediterranea. Un invito a valorizzare ciò che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, e che per troppo tempo abbiamo dato per scontato.
La sardina è il simbolo perfetto di una rivoluzione benigna: quella che parte dal gusto, attraversa la memoria e arriva dritta al cuore. O, se proprio preferite, ai reel di Instagram. rivincita delle sardine
Quindi, la prossima volta che aprite una scatoletta, non storcete il naso. Magari siete davanti a una regina travestita da serva.

Lunga vita alle sardine!
rivincita delle sardine
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Food, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?