Ageno La Stoppa – dieci anni per un gran bel viaggio al confine dei sensi!
Già, perché l’ Ageno 2012 bevuto nel 2022 è la prova lampante che 4 mesi di macerazione, per non dire di quattro ulteriori anni tra bottiglia & barrique, servono.
Già, perché l’ Ageno 2012 bevuto nel 2022 è la prova lampante che 4 mesi di macerazione, per non dire di quattro ulteriori anni tra bottiglia & barrique, servono.
Alzi la mano chi ha comprato una bottiglia di vino solo perché l’etichetta gli piaceva. Ora, alzi la mano chi non ha comprato una bottiglia di vino solo perché l’etichetta non gli piaceva. Sugli scaffali, nelle vetrine, sul web… è l’etichetta il trait d’union tra consumatore e produttore. L’etichetta cattura l’attenzione, lancia messaggi Molti vini … Leggi tutto
Di Stefano Capone La solitudine non è solo cosa umana Provate ad abitare un ufficio. Il malessere è lì, in agguato, sempre. Subdolo. Ogni mattina arrivi tranquillo. Mascherina sulla bocca e sopra gli occhi. Il disagio consueto. Zero motivazioni. Sana insofferenza per i colleghi. Pessimismo e fastidio ordinari. La rassicurante sensazione decennale di aver sbagliato … Leggi tutto
Classifica di Gastrodelirio dei migliori vini naturali 2021 Le linee guida della classifica sono queste: Appartenere notoriamente e pubblicamente al mondo del “Vino naturale”, indi, niente vini solo certificati Bio, ne’ solo biodinamici etc etc.
Assaggio votato alla piacevolezza emotiva complessiva. Nessun difetto di sorta. Bottiglie rigorosamente pagate di tasca propria.
Giallo paglierino al calice, il Petit Ours blanc al naso senza mezzi termini è subito un vero e proprio cazzotto di frutta gialla, ananas e fiori, che con una minerale irruenza
Dicevamo… il Santajusta 2017, ultimo nato in casa Paglione, azienda storica del Bio e del “naturale” italiano, in quel di Lucera (FG).
Così, le Totere casolane, dolci tipici di Casoli, cittadina in provincia di Chieti, concettualmente più o meno assimilabili a dei cannoli, o si fanno con l’olio di oliva o non si fanno proprio!
La “cucina del popolo”, sezione interamente scritta in dialetto, è quella che più ci interessa, perché proprio al n° 366, c’è la ricetta di quella che era la lasagna napoletana dell’epoca, con spiegazioni e dettagli, incluso l’indirizzo del maccaronaro di fiducia del Cavalcanti!