Perché bevo preferibilmente, per meglio dire…
quasi solo vini naturali?
E… attenzione: per “naturali” non intendo affatto quelli solamente Bio & biodinamici…
Tutto nasce dalla scoperta di un modo diverso di intendere il vino, meno cattedratico e scevro da verità e assiomi assoluti, oltre che più sostenibile e dall’indubitabile maggior spettro sensoriale, almeno per quelli fatti come si deve.
Si, non dimentichiamo che mica tutti i “naturali” sono per forza buoni…
Un ottimo modo per intraprendere questo percorso è quello di avvicinarsi ai bei vini di Eric Nicolas.
Uomo di città, nato, cresciuto & pasciuto in ambito urbano senza ne’ radici ne’ esperienze nell’agricoltura e totalmente estraneo alla regione dove ha deciso di stabilirsi per coltivare (mai temine più appropriato) la sua passione.
Una precisa scelta di vita quella di produrre vino, non senza prima essersi acculturato sul settore con seri studi di enologia.
Così il nostro Eric, dopo più peripezie, ma sempre animato da grande passione (e suppongo anche da un discreto capitale…) si stabilisce nella Valle della Loira dove, oltre a migliorare le sue capacità di vignaiolo sul campo, entra in contatto con altri appassionati vigneron più di “lungo corso” con i quali instaura ottimi e proficui rapporti.
Un percorso “a ritroso” quello dalla città alla campagna, fortunatamente già visto anche in Italia…
Per farla breve, da questi presupposti nasce il Pollux Domaine de Bellivière un rosso elegante e così beverino che te innamori immediatamente neanche fosse la Brigitte Bardot dei bei tempi, vino principalmente da uve Gamay, il vitigno figlio dell’incrocio tra Pinot Noir e Gouais.
Si, proprio il vitigno con il quale in Borgogna meridionale, e più precisamente nel Beaujolais, si produce il famoso Nouveau che, qui in Italia a livello di “tipologia” è stato malamente scimmiottato, inventando il “nostrano” vino novello, che anche a causa di un disciplinare in mia (e non sola…) opinione con più buchi e concessioni clientelari del Colosseo, oramai va annoverato solo tra le “occasioni perdute” dell’enologia italiana…
Il Pollux parte un attimo torbido nel calice, (ma chi se ne importa!) con un rosso che, secondo la luce, spazia dal rubino al granato e, nonostante il bollino Bio in bella vista sull’etichetta del retro è classificato solo come Vin de France, vale a dire la più modesta delle classificazioni dei vini d’oltralpe che indica i vini alla base della piramide qualitativa, privi di indicazioni geografiche precise.
Al naso esordisce con intense ma gentili note di frutti rossi maturi come ciliegia, fragola e lampone che, con la rapida evoluzione, si stemperano in rose, cannella, ginepro e muschio (bianco) e con un soffio di pepe bianco che lo rende forse più “piacione” ma anche decisamente intrigante perfino per i palati meno avvezzi ai “naturali”…
Al palato è non troppo avvolgente, anzi, gentile con cenni di carbonica e con un magnifico fruttato che sembra non aspettare altro che il fissarsi sulla lingua…
Delicati ma nitidamente leggibili i tannini, e il finale non eccessivamente lungo, come premio finale regala belle e godibili note animali.
Un Gamay robusto, profondo e rigorosamente territoriale, da subito percepibile come “naturale” ma senza difetto alcuno e ricco di vitalità che, se accompagnato da sapori non troppo “robusti” ti riconcilia con il mondo e ti fa sorridere…
Alcuni vignaioli, come Eric Nicolas, dell’identità territoriale fanno la loro arma migliore, scegliendo di testimoniare con i loro vini quella che è una visione rigorosamente artigianale del mestiere, come dovrebbe essere per tutti… ma purtroppo non sempre così non è!
Domaine de Bellivière & Les Arches de Bellivière
72340 – Lhomme – Francia
Tel. +33 243445997
https://www.belliviere.com/
info@belliviere.com
pollux domaine de belliviere
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?