Di Fabio Riccio
Metti una sera a cena in un ristorante, oddio… ristorante non è il termine giusto.
I ristoranti veri in città e dintorni non mancano, però quel manca un posto dove spiluccare “in leggerezza” e bere qualcosa che non siano i cinque – sei scontati e banalissimi vini che imperversano in zona.
Quelli che tanto piacciono ad alcuni vecchi tromboni che si cullano nelle passate glorie, e a certe signorine modaiole-chic che vogliono apparire quel che non sono…
Il “posto” dove siamo stati giorni fa, potrebbe essere quel che manca, ma non ancora lo è – non so però se hanno voglia di farlo diventare tale…
Eppure, anche li… qualche stella brilla.
Non so’ quanti lettori abbiano avuto la fortuna di esplorare non superficialmente la Sicilia e, cosa ancor più importante i Siciliani e il loro animo.
Impresa non semplice, io l’ho fatto.
Chi in Sicilia c’è stato, e ci ha passato del tempo come il sottoscritto, si “ammala” del mal d‘Africa siciliano, una sensazione che perdura nel cervello.
Il mal d’Africa siciliano si palesa spesso con il cibo, specialmente per chi non si limita ad associare l’isola con gli scontati arancine e cannoli (per le prime preferisco il femminile!), dolce feticcio e nello stesso tempo droga & funzionale “chiuditivo”, qui nell’accezione partenopea del termine.
No, non mi va’ proprio di esporre l‘estasi impudica dei profanatori che pur non masticando nulla di gastronomia, pontificano di delizie sicule, ma resta il fatto che al solo pensiero della Sicilia, il sottoscritto diventa conferma vivente delle teorie di Pavlov, spalancando le fauci al solo pensiero di certe goloserie…
Una prova che questo mal d’Africa siciliano esiste, nella sua variante “orientale” di scuola del compianto scrittore Gesualdo Bufalino, l’ho avuta sere addietro al momento di scegliere il vino che ha accompagnato una cena senza lodi ma qualche piccola infamia.
Maldafrica COS 2008
In carta, defilata e quasi solitaria, questa bottiglia dimenticata ha svettato luminosa tra le solite mediocri bottiglie locali, qualche etichetta pseudo-chic e altre “robe in bottiglia” poco memorabili, di sicuro spinte da qualche viaggiatore di commercio bravo nel suo lavoro di vender frigoriferi anche agli eschimesi.
L’azienda COS la conosco bene, ma il Maldafrica COS 2008 ancora non lo avevo provato.
L’occasione giusta per rimediare.
Appena aperto è generoso di sensazioni e già al primo “annasamento” ci si sente già il caldo, non quello torrido agostano, ma quello elegante di inizio giugno, tepore che sornione arriva scusandosi di bussare alla porta del calendario.
Un vino elegante dicevo, ma di eleganza sobria, proprio come certi rossi che arrivano dell’altro capo della penisola, alias quei piccoli e deliziosi capolavori di uva nebiolo che vengono dalla Valtellina.
No, qui siamo quasi a sud di Tunisi, eppure nel calice ci sono frutti rossi che comuovono per eleganza, visto il loro sorprendente sentore quasi di montagna, con in più uno schizzo di rosmarino, giusto per ricordarci che da Vittoria il mare è a due passi.
Anche al palato è incredibilmente pieno e molto persistente, con sprazzi quasi di mare e di cenere fredda.
Un vino di puro godimento, di emozioni.
Ecco: il Maldafrica COS 2008 lo berrei tranquillamente centellinandolo nella stanza dello scirocco, ne avessi una a casa mia…
Morbido e tannico proprio quanto basta, nel calice regala grandi dosi di sole, ma di quelle che non scottano la pelle, di quelle che regalano piacevolezza.
A bottiglia quasi terminante, è ancora rotondo e avvolgente, e con i suoi giusti e rilassati tempi, fa fantasticare di stapparne un altra bottiglia, proprio come piace a noi di gastrodelirio.
Se ne scriviamo qui, significa che il Maldafrica Cos è un vino fatto proprio come piace a noi gastrodeliranti, cioè senza acrobazie da piccoli chimici in cantina e vigna.
Proprio quelle che invece tanto piacciono a un certo tipo di enologia in giacchetta & gettone di presenza istituzionale…
Per chi ne vuol sapere di più –
http://www.cosvittoria.it
Azienda Agricola COS
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Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Bella e confacente la descrizione sensoriale e cosa più importante, “umana” di questo vino che letteralmente adoro!
Ho trovato questo sitoper puro caso, ma continuerò a seguirvi, mi piace il taglio e lo stile degli articoli.
Continuate così.
Saluti,
Grazia