Street food all’italiana

Di Serena Manzoni

A noi di Gastrodelirio piace girare, andare in giro, magari a vedere delle mostre oppure semplicemente andare a vedere come è un paese, una città, un luogo che abbiamo solo sentito nominare, per dare forma e odore e suono a questo nome. Può capitare di arrivare in una città per una mostra o per un evento, di avere poco tempo e di avere voglia di mangiare, magari qualcosa che contribuisca a delineare ancora meglio il luogo in cui ci troviamo, sentirne il gusto.

Ecco allora venirci in aiuto i numerosi cibi di strada disseminati qui e là lungo lo stivale e oltre. Possiamo trovarli per caso, passeggiando distratti incappando in un chiosco, in un banchetto o in un mezzo di locomozione destinato a questo scopo, oppure possiamo partire un poco più preparati, sapendo che se andiamo ad Ascoli troveremo le olive all’ascolana, a Genova la farinata, a Livorno la torta o ancora la pizza a libretto a Napoli.

street food all'italiana
L’ex presidente USA Bill Clinton assapora una pizza a libretto nella pizzeria di Matteo a Napoli nel 1994

Uno strumento utile per questo tipo di preparazione è sicuramente un libro che mi è capitato da poco tra le mani ovvero “Street food all’italiana. Il cibo da leccarsi le dita” di Clara e Gigi Padovani, Giunti editore. Un volume da utilizzare come guida in qualche modo, poiché ci illustra i diversi cibi di strada che possiamo trovare lungo lo stivale, fornendo anche “indirizzi” e i produttori più validi.

Cibi da mangiare per strada, frutto del territorio nella sua storia e nella sua conformazione fisica, spesso realizzato con prodotti di eccellenza che valorizzano la pietanza e la nostra salute.

Cibi da mangiare on the road e con le mani, in alternativa alle sedie scomode dei fast food e cibi da condividere anche a parole con chi ce li prepara e con chi li gusta vicino a noi: si sa, la strada porta a scambiare qualche parola, anche solo sul tempo o sul condimento del lampredotto, in questi tempi di bla bla bla dei talk show… cibi che ci permettono di conoscere più a fondo il dove siamo e con chi siamo, perché parte integrante e fondamentale del patrimonio (ma questo vale anche per cibi non di strada): ve la immaginate Cesena senza le piadine? Palermo senza le panelle vendute sulla “lapae… (sacrilegio!) Genova senza la focaccia?

street food all'italiana
Venditore di Panelle a Palermo

Ma il libro di cui parliamo non è soltanto un elenco dei cibi di strada italiana, dedica infatti una sezione diciamo di storia dell’alimentazione, raccontandoci da dove proviene questa abitudine alimentare, come siamo arrivati a questo punto dai Thermopolia di Pompei fino ad arrivare alle trovate del design contemporaneo, come l’Ape di Street food mobile. Per ogni cibo di strada troviamo inoltre qualche informazione sulla sua storia, troviamo anche la ricetta, ma credo sia comunque meglio andare a cercare questi cibi nel luogo che più gli si addice, ovvero le pubbliche vie. Talvolta queste storie sorprendono, siamo ad esempio convinti che certe cose siano lì da sempre frutto di tradizioni millenarie, non ce ne chiediamo la provenienza, l’età.

street food all'italianaUn po’ come il valzer dei fiori di Ciajkovskij, ci sono e basta. E invece quale stupore nello scoprire che la piadina è finita per strada grazie alle “leonesse”, operaie licenziate da una fabbrica che si sono inventate questo nuovo mestiere, passato dalla casa alla piazza? O le olive ascolane, che solo con la famiglia Migliori nel 1985 escono dalle cucine casalinghe per uscire all’aperto. Insomma il libro ci racconta anche delle belle storie, e a noi di Gastrodelirio piace ascoltare le storie.

Cibo di strada anche come lavoro, possibilità economica, in particolar modo per giovani aspiranti chef che magari non abbiano possibilità di aprire un ristorante, ma che con fantasia e spirito di iniziativa, prodotti di eccellenza e mischiando tradizione e innovazione, vogliano partire per questo viaggio, magari in ape!


Street food all’italiana –

Il cibo di strada da leccarsi le dita – di Clara e Gigi Padovani
Giunti Editore
192 pagine
€ 14,90

Piccola biblioteca gastrodelirante di Serena Manzoni

4 commenti su “Street food all’italiana”

  1. Carissimi lettori gastrodeliranti, vi adoro! siete quasi meglio di un bel babà! siete attenti e invitate all’approfondimento e al dialogo…
    quello che dite su questo libro è, da parte mia, completamente condivisibile. Addirittura mi ha creato dei dubbi, ma alla fine ho creduto che che la parte interessante del libro fosse comunque preponderante rispetto alle “pecche” che avete fatto notare per i motivi di cui ho già parlato nel post. per quanto concerne alcune forzature credo abbiano a che fare anche con la definizione un po’ ballerina di cibo di strada che porta a riflessioni su cui dovremmo soffermarci un po’ di più una volta o l’altra: il cibo di strada deve essere per forza tradizionale? può nascere qualche nuova tradizione? Deve essere per forza a chilometro zero? E via discorrendo… insomma se ne potrebbe parlare davvero a lungo.

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  2. E’ un opera nel complesso interessante e ben scritta.
    In certi momenti forse troppo indulgente, in altri eccessivamente entusiasta.
    Quando so di dover andare in luoghi dove non sono mai stato, mi risulta uitile come una sorta di “guida” o “manuale” per addentrarmi negli usi e sapori locali

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  3. Un bel libro, scritto con buona analisi, ma come fa notare Armando, la presenza neanche tanto occulta di sponsor “non dichiarati” è davvero imbarazzante…

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  4. Libro interessante e tutto sommato esauriente e ben fatto, anche se con qualche forzatura di troppo.
    Padovani e moglie sono bravi, ma onestamente ben più di un capitolo mi sembra scritto proprio a forza, come anche gli accoppiamenti di bevande consigliati, quasi sempre a favore di una nota bevanda…
    Non era meglio dire chiaro e tondo che e’ uno sponsor?

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