Per blandire un certo tipo di consumatori, troppi vini sono diventati tristi e sfocate fotocopie di loro stessi.
Tralasciando la rampante moda degli “orange” anche loro a rischio di omologazione, balza subito all’occhio (e ai sensi) che specialmente per i bianchi, la tendenza è sempre più quella di declinarli esageratamente perbenino & rassicuranti, sfrondandoli oltre la decenza (in cantina…) da ogni minimo spigolo e asperità.
Vini questi, ideali per essere sfoggiati ma non bevuti, al limite solo assaggiati a mo’ di alternativa agli pseudo-spritz, magari da belle ragazze almeno in tacco 12, ma noiosi e monocordi sensorialmente perchè anni luce distanti dalle peculiari caratteristiche del territorio e dei vitigni dai quali dovrebbero, condizionale d’obbligo, provenire.
Insomma… agli antipodi da quel che sensorialmente si estrinseca culturalmente nel concetto di terroir…
Non è il caso dei vini dell’Agricola Paglione di Lucera (FG), azienda pioniera del “Bio” in Italia (dal 1994!), ma ancor più pioniera del vino naturale, categoria che va ben oltre i laschi e palesemente insufficienti disciplinari che regolano il mondo Bio, ma considerata ancora con sufficienza e spocchia da molta parte dell’enologia ufficiale & paludata.
Dilucere Igt Daunia Bianco 2021
Bombino bianco e Malvasia, vitigni territoriali anche in quest’angolo di Puglia, proprio come per l’ eclettico della stessa azienda, un Orange “serio”, ma qui siamo senza soste sulle bucce, e solo con un blando controllo della temperatura (se serve…).
Giallo appena opaco al calice, il Dilucere esordisce al naso con un bell’erbaceo e note di frutta bianca, a tratti virate sull’amaro.
Con l’evoluzione, colpevolmente frenata causa temperatura troppo fredda del mio frigo, (ma pasteggiando il tempo non manca, e non deve mai mancare!), il Dilucere Igt Daunia Bianco 2021 si arricchisce di altro fruttato e di un affilato agrumato ben avviluppato alle note di erba fresca, prima di stabilizzarsi su un registro ancor più floreale, ma mai gridato…
In bocca è fresco, mediamente avvolgente ma ben strutturato, e le note sapide sottotraccia narrano dell’ottimo equilibrio complessivo tra i vari registri sensoriali.
Il finale è mediamente lungo e godibile, in ogni caso quanto basta per assecondare con briosità anche una bella e saporita pasta e vongole lupino, come da foto, a cena conclusa!
Il Dilucere è buono anche e specialmente… perché fatto (in vigna & cantina) con tutti crismi necessari per meritarsi l’aggettivo di “naturale”, cioè senza enoporcate e/o alchimie degne di Giuseppe Balsamo alias Cagliostro.
Difetti? Non pervenuti.
Piacevolezza? Non poca, anzi…
Puzze & puzzette, ridotto, buccia di salame etc etc? Assenti.
In mia opinione, da provare come altri bianchi naturali appena appena fresco, sui 12° – 14°.
Più freddo il dilucēre diventa afasico e non si esprime al top…
P.S. – Il nome dilucēre in etichetta, pur assonante con il nome della città di Lucera, dove questo vino è prodotto, in realtà cita una parola latina che significa “essere chiaro, brillare di luce propria”
Agricola Paglione
Contrada Perazzelle – SP 116 – KM 9,8
71036 – Lucera (FG)
Tel. + 39 366 9907771
www.agricolapaglione.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?