Il Professor G e il vino

Di Fabio Riccio

Ieri mattina per caso in strada incontro il professor “G”.

Il professor G è una gran brava persona,

Il professor G mi è simpatico,

Il professor G politicamente viene da molto lontano.

il professor G e il vinoUltraottantenne dal bel viso franco, il professor G è un eccellente e sagace conversatore.

Scambiare con lui quattro chiacchiere sui massimi sistemi, passando per gli asparagi e indagando sull’immortalità dell’anima, è cosa vicendevolmente piacevole.

Aggiungo che il professor G, è una delle pochissime persone di mia conoscenza che a casa sua può vantare una bella libreria a parete piena di libri “veri” e di buona musica, oggetti ormai rari nell’Italia del 21° secolo

Da qualche anno il professore si è appassionato al mondo del cibo e del vino. Come un diligente “scolaretto”, G si è prima iscritto a una associazione del settore, poi ha iniziato a frequentare corsi e incontri sull’argomento, partecipando a quasi tutto quel che in zona c’è, dai pranzi tematici, alle visite in cantina etc etc… Insomma, tutto l’ambaradan che il mondo del cibo e del vino si trascinano dietro (in bene e in male) negli ultimi anni lungo la penisola.

Dopo un excursus sulle ultime rottamazioni politiche in corso e non, il professor G mi dice: «caro Fabio, al diavolo la politica, e ti racconto di cosa ti sei perso l’altra sera!».

A RoccaCannuccia di sotto, all’agriturismo Tal dei tali  sono stato a cena per la presentazione dei vini della cantina XYZ di RoccaCannuccia di sopra…

«Magnifica serata» – aggiunge tutto infervorato il professore «era presente anche il sommelier Acca per illustrare i vini, poi, il bianco di XYZ per me è semplicemente favoloso…»

Ora, è bene aprire una parentesi.

Non me ne abbia a male il buon professor G, ma l’agriturismo Tal dei tali  lo conosco a sufficienza per averci avuto la sventura di mangiarci più volte.

Esteriormente quasi grazioso, è il frutto del restauro di un vecchio rudere vicino a un torrente. L’intrepido architetto che ha firmato il tutto poteva far di meglio, ma estetica a parte, non ho ancora capito bene cosa l’agriturismo Tal dei tali  abbia di “agri” realmente.

Per carità, dentro è lindo e ben tenuto, ma il problema del Tal dei tali è quel che si propone, oops…. propina in tavola…

 

Ora non so quale sia la percentuale di autoproduzione che legalmente un agriturismo deve “mettere nel piatto”per essere considerato tale, ma vi assicuro che al Tal dei tali, se per qualche infausto caso si è mai prodotto qualcosa di commestibile per il sostentamento umano, di certo lo si è fatto in dosi omeopatiche, sperse nel mare del cibo da discount, contrabbandato per “tipico”.

Insomma per farla breve… Tal dei tali è il classico posto per chi di “bocca buona” cerca il presunto rustico alla maniera di un noto mulino tinto in vernice chiara, logicamente però a pochi, pochissimi euro al Kg…

Espongo i miei dubbi sulla tipicità del locale e di quello che mette in tavola al buon professor G, e lui  (in parte)  mi da ragione.

Però sul tipico(?) e soave, prosciutto di RoccaCannuccia di mezzo non si transige, è buonissimo e basta, dichiara il professor G. E’ semplicemente irresistibile e armonioso per gusto… altro che quelli prodotti oltre la “linea Gustav…” dice il professor G.

Fino qualche anno fa ignoravo l’esistenza del “tipico” prosciutto di RoccaCannuccia di mezzo, ma nel mio unico e fortuito assaggio di questo salume, l’unico sapore che ho percepito è stato quello del rancido malamente occultato dall’abuso di sale, usato (non a caso!)  fuori misura.

 

Chissà, magari adesso avranno migliorato il tutto…

Stendendo il canonico pietoso velo sul cibo dell’agriturismo Tal dei tali, quando si arriva al vino deflagra la bomba…

il professor G e il vino
Il Sommellier Acca

«Ma lo sai Fabio, che il “nuovo” (di annata eh…) bianco di XYZ è davvero stupendo, il Sommellier Acca ne ha parlato tanto, tanto bene…» A questo punto inizio a prendere in considerazione l’opzione dell’uso “ragionato” della coercizione fisica con oggetti contundenti, per tentare di far ragionare il buon professor  G, ma l’età dell’uomo mi induce a più miti consigli.

Sulle cognizioni tecniche e sulle reali capacità gustative del sommelier Acca (che ha una quantità di cloni & confratelli sparsi ovunque in Italia) ho sempre nutrito molti, ma molti dubbi. Negli ultimi anni Acca è diventato un po’ come il prezzemolo, lo si trova ovunque.

 

Acca  ama sfoggiare giacchetta d’ordinanza & tastevin anche quando non necessario.

Credo che Acca dorma anche con il tastevin appeso al collo, per essere pronto se lo qualcuno senza preavviso lo invita a una qualche degustazione enologica fuori orario.

C’è chi maligna che Acca abbia una collezione di tastevin di diverso tenore di argento, per intonarli a puntino con le canoniche giacchette, non sempre fresche di lavanderia però.

A ogni occasione (come altri sommelier, diciamocela tutta…) ripete sempre le medesime e Non ci torno piu' - Prima puntatastereotipate cose, a prescindere dal vino degustato, sia esso il vino di Superciuk, sia esso uno Chateau Margaux del 1880.

 

Con cattiveria, ma forse sarebbe meglio definirla richiesta di senso civico”, è bene sapere che il buon Acca, per tutte le sue apparizioni ben si guarda dal rilasciare alcun tipo di ricevuta o fattura per il compenso, che rigorosamente viene erogato “in nero”…

Ritornando al vino, anche la cantina XYZ non mi è sconosciuta. In più occasioni ho avuto modo di degustare i suoi vini, e tecnicamente li trovo impeccabili.

Sul territorio negli ultimi anni sono nate parecchie cantine, in gran parte gestite da giovani che lavorano con metodi moderni e razionali in vigna e cantina.

Sono giovani, bravi e preparati tecnicamente. Conoscono anche bene le regole del mercato, riuscendo a “piazzarecon successo il loro prodotto. Questi nuovi vignaioli con la loro imprenditorialità, hanno creato ricchezza e posti di lavoro, bravi!

E… allora, il busillis dove è?

Sono bravi e sono giovani, sanno il fatto loro, cosa si vuole di più?

Semplice: quasi tutti questi signori allevano, creano, realizzano, fanno… ditelo come meglio volete, vini che non mi piacciono, o almeno non mi piacciono più.

 

Intendiamoci, non sono assolutamente prodotti “cattivi” o adulterati o ancor peggio “difettati”, anzi. Rispetto al livello medio di qualche lustro fa’, sono cose dignitosissime.

 

il professor G e il vinoIl problema è… che tutti questi vini sembrano i compitini dei primi della classe, senza ombra di difetti, ma scontati, noiosi, prevedibili, a volte esageratamente “leziosi” per blandire, ma senza un minimo di cuore, o di “personalità” percepibile all’assaggio. Noiosi, prevedibili e scontati proprio come certi primi della classe…

 

Vini senza sbavature, gradevoli per accompagnare senza troppi impegni alcuni cibi, ma che non riescono a scaldare l’anima.

Vini che non hanno mai sentore di tappo, ne’ vaghe tracce di ridotto, mai marsalati o maderizzati.

Vini senza neanche labili indizi di muffe o botriti che dir si voglia, vini troppo perfetti per essere veri, vini buoni solo per qualche enofighetto di provincia.

Insomma… anche a costo di essere ripetitivo, li trovo proprio come la nota bambolina californiana di cui si parla nel manifesto di gastrodelirio…

Il vino per me è emozione.

Il vino è un essere vivente, perché evolve, cambia di continuo, muta le sue caratteristiche nel tempo, il colore, i profumi, i sapori…

Ma quando un vino non emoziona, quando un vino a fronte di tante belle parole dell’enosaccente di turno, si rivela al calice solo un bel compitino, allora…

Sarò “difficile”, sarò forse quello che al vino chiede sempre emozioni e sensazioni nuove, ma forse è anche arrivata l’ora che qualcuno dei tanti enosaccenti di provincia, inizi a spronare le cantine del territorio a cercare strade diverse.

 

Tornando al professor G, uomo a cui voglio un gran bene, beh, credo che qualche giorno sarà il caso di farci (con calma…) quattro chiacchiere non sui massimi sistemi, ma su un certo modo di intendere il vino.

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