Poche chiacchiere: non solo fuori dalla mischia, ma fuori dal coro, e parecchio.
Fausto Andi si presenta proprio come i suoi vini, semplici, tecnicamente impeccabili, forse rustici ma con quell’indefinibile “quid” di più che altri non hanno, e che vale infinitamente di più di mille erudite dissertazioni enologiche.
Questo “quid”, non ha un nome preciso, ma di sicuro conosce bene il percorso più breve che dalla bottiglia va verso il cuore.
Quel che conta.
Così è per questo Ascaro 2018 Andi, una gran bella Barbera dell’oltrepò pavese in purezza, potente, severa, e senza compromessi a partire già dal colore, un rosso purpureo “tosto”, non filtrato (evviva!), impegnativo.
Al naso è come ci si aspetta che sia una Barbera fatta con tutti i crismi, cioè intenso di svolazzi di ciliegia e di frutta rossa, sentori cioccolatosi e in questo caso, con lievissime e affascinanti tracce di ossidazione.
Al palato è di gran corpo, caldo, gradevolmente tannico ma nello stesso tempo armonico e di lunga persistenza, e… il tocco lieve di rifermentazione nonostante la gradazione non da “vinello sciuè sciuè”, si rivela una bellissima “coccola” per i sensi percepibile per qualche minuto, rendendolo ancor più bello!
Ecco, facendo inorridire più di qualche eno-solone, mi piace definirlo un vino bello.
Bello perché senza orpelli, bello perché se ne infischia degli eno-dogmi da iniziati che continuano a ingessare l’universo del vino nazionale (e non…), bello perché fa star bene chi lo beve e… bello perché dietro tutto il progetto dell’azienda c’è molto di più che il voler fare vino con il giusto e meritato guadagno.
C’è un’idea, idea che travalica il semplice produrre vini, un’idea che in vigna e in cantina si rifà ben oltre alla biodinamica, che li rende più buoni.
Un’idea che probabilmente contempla anche il diritto alla felicità (in calice…) sia per chi lo fa sia per chi lo beve, e mi perdonino Gaetano Filangieri e Benjamin Franklin, che questo diritto l’hanno postulato in consessi e situazioni ben più importanti…
Così, prendiamo il coraggio “a quattro mani”, e vini come questo li definiamo “naturali”?
Io direi di si… Ascaro 2018 Andi
Poi, tutto il resto, e il “fumus lessicale” sul se, e quanto è corretto definire un vino “naturale” (o meno…) lo lascio ad altri.
Da bere e accostare gastronomicamente a quel che vi pare, magari con un buon pane e mortadella, ma obbligatoriamente in buona compagnia!
Assolutamente non adatto a quelle tristi degustazioni da centinaia di assaggi in un pomeriggio, dove con una “enosveltina” di due secondi due, i “serial taster” decidono (o meno…) della bontà di un vino.
Il vino richiede calma, sempre.
Partiamo da questa ipotesi…
Fausto Andi
Frazione Moriano, 48,
Montù Beccaria (PV)
0385 277245
http://www.andifausto.com
andifausto@gmail.com
Tel. 338 2304316
Ascaro 2018 Andi
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?