Di Stefano Capone
È un po’ di tempo che non disserto di vino su queste pagine.
Non so perché. O forse lo so.
Forse perché qualcosa sta cambiando nel mondo del vino naturale.
Forse qualcosa sta sfuggendo di mano.
Non so.
Non scrivo ma bevo, assaggio, con attenzione e curiosità.
La mia cantina è sempre aperta a bottiglie sconosciute e per questo benvenute.
Ma alla fine mi ritrovo quasi sempre a dover fare affidamento sui vecchi punti fermi.
Su quei vini carbonari che in principio hanno instillato nel mio calice la scintilla del cambiamento e dell’ostinazione.
Sì ne assaggio tanti che non conosco, ma di pochi ne conservo la memoria e ne afferro e condivido l’essenza.
Il vino per me è un po’ come la musica
Sento tanta nuova.
Compro tanta nuova.
Ne ricordo poca, nuova.
Lì sotto la puntina, quando ho bisogno di cantare, di chiudere gli occhi e di aprire la mente, scricchiolano quasi sempre gli stessi solchi.
Ma c’è il “quasi” per fortuna a regalarmi ogni tanto note nuove e nuove memorie.
Anche per il vino è così.
E per buona sorte mia e del mio calice capita a volte di ritrovarsi a stappare, mescere e condividere, belle e confortanti nuove bottiglie.
È così, sulla mia tavola improvvisata di caci, salami e pani un compare di arti, farine e vino ha posato il Bianco Torretta 2020 dell’Azienda agricola la Torretta di Grottaferrata in provincia di Roma.
Me ne parlava bene da un po’ di tempo.
“Assaggialo” mi dice “ è buono”.
E che faccio secondo voi? Non lo assaggio?
Giusto il tempo tecnico.
Qualche giorno.
Fritturina di pesce, sei giri di tirabusciò e via il tappo.
E proprio dal Lazio arrivano i vini più interessanti che mi sono capitati negli ultimi tempi.
Significa forse che questa regione sta progressivamente riconquistando la dignità enoica che merita contro l’idea diffusa, rustica e caciarona,dei suoi vini.
Per di più parliamo di vini puliti, naturali.
Ovvio
Grottaferrata è terra di vini.
I colli albani, i castelli romani.
La storia vulcanica di queste pendici morbide e verdi.
C’è tutto per essere confidenti.
E anche la cantina La Torretta sembra avere tutte le carte in regola per regalarci belle sensazioni in bottiglia.
Un casale familiare di campagna di oltre un secolo di vita e vigne di 50 anni.
Dal conferimento alla cantina sociale al passaggio deciso alla pratica biodinamica per mano dell’attuale titolare, Riccardo Magno, dal 2018.
L’attitudine alla biodinamica e la sua pratica sono sincere.
Pochi ettari, tre, consentono a Riccardo di gestire con attenzione la vigna.
Di rispettarla e lasciarla andare da sé.
La Malvasia di Candia, la malvasia laziale e il trebbiano si nutrono nei terreni vulcanici di tufo e basalto, e come da tradizione della zona, i vitigni sono misti nei filari.
E come da tradizione si vinificano solo uve in blend senza percentuali precise.
Ma qui siamo nella campagna di Roma e la storia ineluttabilmente è nell’aria e nella terra e ha regalato all’azienda agricola La Torretta qualcosa di straordinario.
La cantina è un’antica cava romana scavata nelle rocce vulcaniche della collina.
I vini dell’azienda La Torretta non potevano chiedere dimora migliore per maturare e riposare.
Intanto la bottiglia, il Bianco Torretta 2020 , è aperta da tempo.
Malvasia e trebbiano e qualche vitigno autoctono, fermentazione spontanea, niente altro.
Affinamento in anfore interrate e qualche mese in bottiglia.
L’essenza della semplicità nella creazione di un vino.
Il bicchiere svela un bel colore giallo paglierino, piacevolmente velato.
Mi auguro segno di una filtrazione cauta.
Sottili screziature dorate ne rivelano la vitalità.
Il naso è curioso.
Un intrico di rusticità e eleganza sorprendente.
Erba fresca, cespuglio, vaniglia e fiori dolci coesistono sostenuti da una autorevole mineralità e punzecchianti accenti sulfurei.
L’aromaticità fruttata riconoscibile della malvasia è sinuosa.
Al primo sorso il Bianco Torretta 2020 rivela un corpo avvolgente e particolarmente lungo.
Minerale, sapido, scorrevole.
L’anfora sembra fare il suo dovere come molte anfore non fanno.
È sapiente l’utilizzo dell’antico Qvevri georgiano in terra laziale.
Sostegno e spinta ai caratteri dei vitigni.
Nessuna prepotenza argillosa.
Aromatico ma sostenuto da trame fresche che spostano il carattere di questo vino su livelli ben oltre le aspettative.
E ne sono contento.
Una sottile dolcezza attraversa il palato fino ad abbracciare una delicata mandorla amara finale verosimile cadeau del trebbiano.
È elegante il Bianco Torretta 2020
Elengante e di forte carattere
E i bicchieri si inseguono con una piacevolezza corposa che rende giustizia a due grandi vitigni territoriali, malvasia e trebbiano… oltreché alla mia frittura di paranza.
Az. Agr. – La Torretta
di Riccardo Magno
Via di Valle Marciana, 24,
00046 – Grottaferrata RM

Stefano Capone