In Abruzzo e non da ora, il mondo del “naturale” è in fermento, così, scoprire una bollicina sciuè sciuè (di quelle che i francesi definiscono Petillant Naturel) ben fatta, e ostentatamente senza quarti di nobiltà & improbabili (forzate…) prese di spuma, ci proprio sta bene!
Il nome, anzi, soprannome Sceriffo è quello appioppato de facto al secondogenito del capostipite Don Carlo, bambinetto permaloso e piagnucolone che stava buono solo se lo piazzavano davanti a uno schermo con qualche film western.
Vigneti abbandonati e negletti ma in bella posizione nelle campagne in provincia di Chieti, vecchi di quasi un secolo rimessi in sesto in biologico e oltre.
Rese, se rapportate alla zona, decisamente basse.
Lieviti rigidamente autoctoni e niente enoporcate ne’ in vigna ne’ in cantina e basta, se non il classico quid di SO2, solo quando serve
Poche manfrine, si chiama vino, e basta
Lo Sceriffo di Don Carlo si rivela una bollicina di trebbiano amabile e ben strutturata, a tratti perfino complessa e senza tracce di difetti, fatto salvo un soffio di volatile che scompare rapidamente.
Glou glou quanto basta, non pretende di cambiare il mondo dell’enologia, però riesce bene a raccontare senza sbavature territorio e vitigno, con i classici sentori dell’uva bianca più diffusa nelle vigne abruzzesi.
In calice parte con un giallo paglierino e subito al naso piacevoli sentori agrumati e di frutta tropicale, frammisti ai classicissimi sentori di crosta di pane e fiori secchi.
Bollicina sottile ma non eterea, in bocca è sapida al punto giusto, e le lievissime sfumature d’idrocarburi insieme alla giusta spalla acida, rendono il tutto abbastanza persistente.
Lo sceriffo di Don Carlo è complice perfetto delle situazioni più informali, grazie alla facile beva che però non perde mai di vista una certa eleganza.
Lorenzo Genovesi, deus ex machina dell’azienda, baldo giovane poco più che trentenne, dichiara: «…Produco VINO: ho iniziato a farlo quasi per caso, non c’avrei mai pensato prima; ho continuato a farlo quasi con ostinazione: in un locale al secondo piano, salendo l’uva per le scale, vinificando solo con la forza delle braccia…»
Ecco: una piacevole bolla e una bel piedistallo per una azienda ancora ai primi passi.
Qualche ritocchino qua e là, così come per gli altri vini dell’azienda, e c’è spazio per volare ancor più in alto.
Si, teniamoli d’occhio quelli di Don Carlo!