Di Fabio Riccio,
non so voi, ma a parte quando faccio un salto al mio baretto-torrefazione preferito, o quando sono fuori sede, a casa faccio colazione in maniera tradizionale (o quasi…).
L’immancabile caffè, rigorosamente macinato di volta in volta, e se di luna buona, anche un po’ di cereali e latte per far finta d‘esser salutista. Raramente (molto..) frutta, e poi il rito laico del pucciare i biscotti nel caffè ancor bollente.
Però, sarà perché ieri ho mangiato pasta al pesto, annaffiata da un calice di onesto bianco, e la mamma mi ha sgridato dicendomi che il pesto alla sera “è pesante”, mi sono alzato meditabondo, e con l’insana smania di leggere etichette.
Non avendo di meglio sotto mano, ho spulciato l’etichetta dell’ultimo pacco di biscotti “da puccia in caffè” che ho comprato.
Qui sotto vedete la (malriuscita) scannerizzazione dell’etichetta…
Ok, direte voi cosa c’azzecca il vino e i suoi ingredienti con i biscotti da puccia?
Gli ingredienti del vino c‘azzeccano, c’azzeccano… direbbe un noto ex magistrato molisano dotato di trattore rosso, che abita a pochi Km dalla redazione di www.gastrodelirio.it
Leggete bene l’etichetta.
E’ un onesto prodotto industriale, buono per la colazione.
L’etichetta è ossequiosa in ogni dettaglio delle leggi vigenti.
E’ precisa, molto.
Così, oltre le prevedibili farine etc etc e cereali vari, si scopre che per far lievitare i biscotti a dovere c’è bisogno parecchia roba, che per conservarli c’è l’onnipresente lecitina di soia, e che per farli odorare di buono, ci sono gli aromi, non naturali – attenzione – aromi e basta!
Gli aromi sono una cosa, gli aromi naturali sono altra faccenda… (chi ne vuol sapere di più su aromi & aromi naturali dia un occhio qui: https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/sugo-alle-noci-troppe-noci/2014/09/)
In termini pratici, etichetta alla mano, da consumatore, questi biscotti so esattamente come sono stati fatti, e con cosa sono stati fatti.
E gli ingredienti del vino allora?
Semplice… lo sapevate voi che per legge il vino (a quanto pare…) sembra essere l’unico alimento che non prevede la presenza in etichetta dell’elenco degli ingredienti, salvo uno?
Senza tirar fuori la vecchia e stantia leggenda che “il vino si fa’ anche con l’uva”, qualcosa, anzi: forse più di qualcosa mica mi quadra.
L’unico ingrediente per il quale c’è l’obbligo di segnalazione in etichetta di un vino, è la solforosa (per inciso, l’attuale normativa consente di NON indicare in etichetta che il vino contiene solfiti solo se la concentrazione totale di questi è al di sotto ai 10 mg/l.)
Bene allora, no, bene un corno!
E… tutto l’ambaradan di sostanze che legalmente posso essere addizionate al vino, (ma anche di procedimenti) dove le mettiamo?
Al vino legalmente possono essere aggiunte molte sostanze, e fatti alcuni trattamenti, (spero di non aver omesso nulla) – se l’ho fatto, qualche lettore più esperto di me mi avvisi e correggerò…
Ecco la lista per i vini cosidetti “convenzionali”…
Acido citrico / Acido L(+)tartarico / Acido L-ascorbico / Acido L-malico D,L malico / Acido lattico / Acido metatartarico / Acidificazione tramite elettrodialisi a membrana bipolare * / Albumina d’uovo / Anidride solforosa (SO2) / Autoarricchimento tramite evaporazione * / Autoarricchimento per osmosi inversa * / Batteri lattici / Bentonite / Bicarbonato di potassio /Bisolfito di potassio / Bisolfito di ammonio / Carbonato di calcio / Carboximetilcellulosa (CMC) / Gomma di cellulosa (CMC) / Caseinato di potassio / Caseina / Carbone enologico / Chitina-Glucano / Chitosani / Citrato di rame / Colla di pesce / Cloridrato di tiamina / Biossido di silicio (Gel di Silice) / Scorze di lieviti / Elettrodialisi * / Enzimi beta glucanasi / Fermentazione alcolica spontanea * / Pastorizzazione rapida * / Gelatine / Gomma arabica / Fosfato diammonico / Cremor di tartaro / Lieviti secchi attivi (LSA) / Lisozima / Mannoproteine dei lieviti / Proteine di origine vegetale ottenute dal frumento o dai piselli / Metabisolfito di potassio / Microfiltrazione tangenziale * / Chips di legno di quercia / Mosto concentrato / Mosto concentrato rettificato / Polivinilpolipirrolidone (PVPP) / Enzimi per l’attivazione della pectinasi / Resine scambiatrici di cationi * / Solfato di rame / Solfato di ammonio / Tannini enologici / Tartrato neutro di potassio
Oddio… troppa roba!
La legislazione vigente permette di non indicarli…
Assurdo eh?
Non se la passano bene neanche i vini biologici…
Acido citrico / Acido L(+)tartarico / Acido L-ascorbico / Acido lattico / Acido metatartarico / Albumina d’uovo / Autoarricchimento tramite evaporazione * / Autoarricchimento per osmosi inversa * / Batteri lattici / Bentonite / Bisolfito di potassio / Metabisolfito di potassio / Bicarbonato di potassio / Carbonato di calcio / Caseinato di potassio / Caseina / Carbone enologico / Citrato di rame / Colla di pesce / Cloridrato di tiamina / Biossido di silicio (Gel di Silice) / Scorze di lieviti / Fermentazione alcolica spontanea * / Gelatine / Gomma arabica / Fosfato diammonico / Cremor di tartaro / Lieviti secchi attivi (LSA) / Proteine di origine vegetale ottenute dal frumento o dai piselli / Microfiltrazione tangenziale * / Chips di legno di quercia / Mosto concentrato / Mosto concentrato rettificato / Enzimi per l’attivazione della pectinasi / Solfato di rame / Tannini enologici / Tartrato neutro di potassio / Anidride solforosa (SO2)
(quelli indicati con l’asterisco sono processi ammessi in vinificazione).
Anche qui un po’ troppe cose, a dispetto del “biologico”.
Ma porcaccia miseria, allora perchè nei miei biscotti da pucciatura è indicato tutto quel che c’è dentro, ma proprio tutto, mentre in una costosissima bottiglia di vino no?
Perchè io consumatore non devo sapere se per fare quel vino che mi piace tanto, ci hanno ficcato dentro la gomma arabica, il caseinato di potassio, la colla di pesce (che poi di pesce non è…) e magari il cloridato di tiamina?
Perchè io consumatore, non devo sapere che il tal vino ha ha subito il trattamento dell’osmosi inversa o l’utoarricchimento tramite evaporazione?
Eppure, su tante etichette & controetichette anche di bottiglie “di grido” si racconta molto, si spandono parole di saggezza, ma non si indicano i reali ingredienti del vino.
Come consumatore la cosa non mi piace.
Quasi quasi mi sento preso per i fondelli.
A volte chi scrive i testi delle etichette (del retro) ha vena poetica.
Parole alate per descrivere come sono esposti i terreni, o qualche ode al tal personaggio storico che apprezzava questo vino. Magari si aggiunge anche qualche dettaglio tecnico, come le rese in vigna, il vitigno/vitigni, e persino anche cosa mangiare con il vino, ma mai qualcuno che dichiari cosa c’è davvero dentro, a parte la già menzionata solforosa…
Qualcosa non quadra: per favore, qualcuno mi spieghi mrglio la faccenda.
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Biscotti – in etichetta ogni ingrediente.
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Vino – in etichetta un solo ingrediente. Gli altri? non nominati…
Cui prodest?
Lontanissimi da questa ottica, sono da encomiare i bravi produttori di vino “naturali” (ci sono per fortuna!), che nei loro vini dichiarano solo quel che realmente c’è, (alcuni più “prolissi”, dichiarano quel che non c’è)
Meritevole e fulgido esempio su tutti: il grande Dettori in quel di Sennori (SS) che dichiara “Io non seguo il mercato, produco vini che piacciono a me, vini del mio territorio, vini di Sennori. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano”.
Dettori, in etichetta, oltre a spiegare come fa il vino, dichiara – Ingredienti: Uva, zolfo.
Basta.
P.S. – questa piccola “invettiva”, mi è balenata in mente ri-pensando al vino che ho bevuto qualche sera fa’, il Renosu bianco, eccellente accompagnamento di una gran bella cena dai semplici e ben orchestrati sapori (come sempre) alla Grotta da Concetta di Campobasso.
Fine.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Nulla di nuovo sottoil sole.
Nel mondo del vino quanto esposto nell’articolo non è nulla proprio di nuovo.
Poi, c’è chi queste cose giustamente le biasima (manca, e chi le combatte, genericamente indichiamoli come i vignaioli “naturali”.
chi non è informato è il pubblico generico, e certi operatori che in questa situazione ci sguazzano.