Di Fabio Riccio
Ad essere sincero i vini di Canlibero non li avevo mai provati prima.
Complice la mia visita a Naturale 2015 a Navelli lo scorso Maggio, con relativo assaggio, eccomi riportare a casa una bottiglia di una cantina di cui conosco molto poco, ma di cui certamente apprezzo molto l’idea, il progetto aziendale, l’approccio agricolo e di vinificazione.
L’altra sera in casa gastrodelirio, trascinati da una irrefrenabile voglia di scoprire un altro Aglianico vinificato in maniera “naturale” (virgolette d’obbligo) finalmente si decide di stappare questa bottiglia: Canlibero Aglianico Turrumpiso 2013 – un Aglianico in purezza, appunto.
Della cantina come già detto so ben poco, se non notizie raccattata qua e la sul web, e le quattro rituali chiacchiere più assaggio alla fiera di Navelli.
La cantina mi piace e mi intriga perché dietro c’è un’idea “romantica”, perché narra la storia di una giovane coppia che facendo un percorso all’inverso rispetto a tanti loro coetanei, (e che tanti altri dovrebbero e potrebbero fare) ha scelto di tornare “alla terra” per proseguire e credere in quel che in famiglia si faceva da tempo.
Un bell’atto di amore. 
Tornando a noi di casa gastrodelirio, come al solito, una volta fatta la scelta, e oltretutto di una cantina di cui condivido il “pensiero di fondo”, decido di scrutare il vino gustativamente senza condizionamenti, fidandomi solo dei miei sensi, e del mio cuore.
Appena stappato il Canlibero Aglianico Turrumpiso 2013 sfoggia un rubino cupo, trasparente solo in unghia, ma da un aglianico non filtratto e non mistificato da enoporcate in cantina, voglio proprio questo.
Al naso è subito frutta rossa acidula e piccoli frutti di bosco, piacevole e un po’ ammiccante, ma non strillato.
Spezie dolci, qualche erba aromatica tipo basilico e poi rosmarino, pepe nero, oltre ad un lieve indizio di crema pasticcera che subito svanisce, lasciando il passo qualche nota tabaccosa e di cioccolato.
Ma è al primo sorso che arriva il fuoco d’artificio, con un vero e proprio botto di frutta rossa e gialla, insieme a una bella rotondità gustativa e dei tannini mirabilmente incastrati.
Una partenza sparata, davvero.
Passano pochi minuti però, e il sorso cambia, si fa’ snello, scattante e gustoso, il volume delle sensazioni si affievolisce, e il tutto inizia a farsi elegante.
Ora si palesa sempre una bella rotondità gustativa, ma meno acuta, più sommessa ed elegante che, insieme ad una parte acidula, regala dinamismo, freschezza ed grazia a questo che ricordiamolo, è pur sempre un Aglianico, vitigno che a sentire gli strali di tanti eno-soloni, se non trasformato in qualcosa simile ad un cazzotto nelle gengive, non è buono.
Ora questo Aglianico è eleganza ma anche sostanza, si sente davvero l’uva nel calice, realmente palpabile e succosa.
Questo voglio da un vino. 
Certo, non è un vino che ha trovato il suo definitivo equilibrio, qualche anno di riposo potrebbe solo miglioralo (credo…) ma già da ora è qualcosa che gratifica i sensi, e non poco.
A bottiglia quasi terminata, c’è ancora spazio per qualche piroetta di evoluzione, e il Turrumpiso ricomincia a scalciare, a farsi sentire.
Forse evolverebbe ulteriormente se la bottiglia non finisse così in fretta, come è costume di noi gastrodeliranti…
Un vino che non cerca nulla, se non di essere se stesso e la sua terra, riuscendovi.
Per questo mi piace, molto, e questo basta.