MEGLIO UN GIORNO DA SQUACQUERONE CHE CENTO DA GALBANINO
Le parole della terra
Manuale per enodissidenti e gastroribelli
di Luigi Veronelli e Pablo Echaurren
Di Stefano Capone
Ho due copie di questo libro.
Troppo difficile da trovare e troppo fondamentale per rischiare di perderlo senza averne una copia di sicurezza.
Un vento fresco di anarchia intellettuale e pensiero libero rimbalza tra le piccole pagine di questo scambio epistolare tra Luigi Veronelli (di cui suppongo che tutti i gastrodeliranti abbiano ampia conoscenza) e Pablo Echaurren, illustratore, pittore, fumettista italo-cileno.
E l’anarchia, o meglio l’anarchismo per dirla con Veronelli, trova la sua massima espressione non violenta e consapevole nel ritorno alla terra, nella riscoperta delle peculiarità enogastromiche e artigianali dei più piccoli comuni e frazioni d’Italia, in una lotta dura e puntuale contro la multinazionalità del gusto e del pensiero.
”Pablo, perchè noi trascuriamo l’agricoltura?” E’ l’incipit.
Una esaltazione della contadinità come mezzo di rivalsa economica e sociale nella quale ”avverti il senso di una lotta, aspra, sanguigna, terragna, uno schianto, non una lagna…”
E così, trascinati dall’enciclopedica penna di Veronelli e dal ritmo marinettiano di Echaurren ci troviamo a leggere con una sorta di entusiasmo da ultima spiaggia della robiola di Roccaverano, delle fave di Ostra, dei marroni di San Mauro, della
focaccia revezora di Campo Ligure, dei Gubelletti di Finalborgo,e tanto altro.
Le auspicate e mai riconosciute De.Co, denominazioni comunali, tasselli portanti irrealizzati della rinascita rurale.
E’ un impeto radicale ed antico, quello che investe il lettore leggendo queste pagine, nella difesa strenua della manualità e nell’invito al recupero delle tradizioni:
”…il ritorno contadino è rivoluzionario… L’utilizzo delle tecniche ingenue e rigorose delle madri e dei padri ci ridarà – contro ogni supposizione – il benessere”.
Nemici e detrattori delle antiche tecniche e dei sapori primordiali sono anche quelli che Echaurren chiama i cuochi tele-lesivi, showman ”pseudocreativi” della padella e del gusto omologato che invitano ‘‘a friggere con l’olio di soia creando non pochi sfracelli nei cervelli e nei fegatelli del pubblico”.
Grande spazio alla difesa del vino territoriale e della sua diversità mortificata tra le maglie opprimenti delle denominazioni di origine – ”Ciascun vino è un personaggio a sé – ricorda Veronelli – capace di un proprio, singolo racconto e inadatto alle masse…”
E si disquisisce liberamente di religione, politica e storia, in questo Parole della terra che non è solo impegno ma anche bella letteratura.
La lettura scorre agile e leggera con lo stile rigoroso e pregno di Veronelli, contrappunto ideale per la funambolica scrittura di Echaurren che così riconosce l’autorità dell’enogastroanarchico milanese:
”… la tua conoscenza va oltre, è coltura+cultura, spremitura di olive e di meningi, pura poesia dei tecnicismi….”
Un libro da cui pescare a piene mani, soprattutto per chi cerca qualcosa di più davanti ad una bottiglia di vino o un pezzo di formaggio.
Hasta la pasta!” gastrodeliranti!
Le parole della terra
Manuale per enodissidenti e gastroribelli di Luigi Veronelli e Pablo Echaurren Collana: Eretica Stampa Alternativa – Nuovi equilibri 2003Stefano Capone