La musica naturale – Gianmaria Testa

Di Stefano Capone,    

Forse è ancora troppo poco il tempo passato per potersi divincolare serenamente tra le violente fitte dell’assenza e le carezze quiete del ricordo.

Ma avevo un’urgenza; raccontare Gianmaria Testa proprio qui, tra le pagine di questo blog dove le parole contano, e ci piace narrare di sensi e sensazioni, di gusto e libertà, di artisti e di artigiani.

Perché Gianmaria Testa è stato ed è, con le sue canzoni e i suoi concerti, le sue parole e le sue atmosfere, un artista dei sensi, dalla classe rara e raffinata capace di condividere, però, un idea di artigianalità vera e intima.

Stavo bene ai concerti di Gianmaria Testa.

Ne ho visti, anzi ne ho vissuti tanti.

Stavo bene come si sta bene dove sai che è impossibile stare a disagio.

Stavo bene come si sta bene alla tavola di un grande chef che ti accoglie e ti riscalda l’anima e i sensi.

Una tavola dove non ti senti ospite e da cui ti dispiace alzarti.

Un paragone insolito, certo, ma confido significativo anche per chi sta leggendo.

Gianmaria chef raffinato delle sue canzoni, piatti sempre giusti, diversi, intensi e mai fuori misura.

La testa china da un lato in una smorfia di partecipazione, gli occhiali tondi, il bicchiere di vino nella penombra, la chitarra caldissima, il piede che tiene il tempo e la voce che scivola tra i baffi e ti avvolge ruvida e sussurrata.

E via.

Cesellate come preziosi, le canzoni di Gianmaria Testa hanno il dono della poesia trasversale.

Intime fino al midollo e leggere.

Dritte sulle cose del mondo e ricurve tra gli angoli dell’animo.

Reali e surreali.

Malinconiche e ariose.

Quando alla fine degli anni ’90 mi sono imbattuto nell’album “Montgolfieres” e dallo stereo sono spuntate cammei come “Un Aeroplano a vela” o “Dentro la tasca di un qualunque mattino” ho respirato il sollievo della scoperta ma anche un sorta di rimpianto per essere arrivato tardi.

Niente di ascoltato prima.

Le parole e la musica viaggiano in un equilibrio raro di eleganza, bellezza e libertà.

Melodie asciutte e avvolgenti che abbracciano sovente un jazz mai altero e sempre democratico all’ascolto.

La sapienza musicale di Gianmaria Testa pesca dai grandi cantautori francesi e italiani, dal swing e dai ritmi sudamericani, ma il risultato è una originalità assoluta e riconoscibile dalle atmosfere suadenti e calde.

E negli anni a seguire è stato bello ritrovarsi tra le mani i successivi album come “Extra-muros” dalla musicalità possente, “Lampo” un lavoro pulito e profondo, “Walzer di in giorno”, “Altre latitudini”, “Da questa parte del mare” capolavoro assoluto che tratta in poesia questioni di popoli oggi tremendamente semplificate dal ragionar comune, “Vita Mia”, primo vinile, e altre produzioni dal vivo ognuna con un carattere specifico e personale.

E sicuramente non si può raccontare di Gianmaria Testa se non riconosciamo la sua naturale attitudine alla condivisione, caratteristica assolutamente non comune ed imprescindibile aspetto della sua arte.

Condivisione con chi lo ascolta, sicuramente, ma soprattutto con tutti gli artisti con cui ha diviso il suo talento.

L’amicizia fraterna con Erri De Luca, le scorribande musicali sarde con Paolo Fresu, il teatro con Giuseppe Battiston, le storiche collaborazioni con Gabriele Mirabassi e Enzo Pietropaoli.

Gianmaria Testa, artista aperto, e le sue, canzoni di grande respiro.

La scrittura ha tratti pittorici e racconta con delicatezza e profondità gli animi umani e i fatti della vita.

Non posso, per esempio, non stupirmi di fronte all’introspezione solitaria di “Polvere di gesso” o alle immagini leggere e chiare di “Biancaluna”.

Come non riconoscere il senso sociale di “Seminatori di grano” o non sentirsi disarmati dinanzi all’eterea bellezza de “ La tua voce”.

Potrei andare avanti tanto.

Ma è notte.

Si scrive meglio di notte.

E ci si sente un po’ più liberi.

E poi ho voglia di ascoltare.

Sul giradischi sta girando “Prezioso” l’ultimo regalo di Gianmaria Testa.

E questo mi consola.

Perché la grandezza della sua musica è anche questa.. di riuscire a consolarci dal brutto e difenderci un po’ da questo:

…Povero tempo nostro
E poveri questi giorni
Di magra umanità
Che passa i giorni e li sfinisce

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