L’oscura cena
Probabilmente, per molti ristoratori, una cena non può dirsi tale se non è a lume di candela.
Fioca.
Sarà, ma, forse per mia innata diffidenza, quando sono seduto a tavola gradisco vedere nitidamente chi ho di fronte o di fianco.
Per evitare gaffe, scambio di nomi e per evitare di dividere il conto con il tavolo vicino.
E soprattutto per non confondere acqua e vino.
Inoltre, insolita abitudine, preferisco, per meglio apprezzare quanto creato dallo chef di turno, una luminosità neutra ma intensa che sveli senza segreti ai miei occhi e al mio palato le agognate creazioni culinarie.
Anni di sollevamento agonistico di forchette in tanti locali mi hanno insegnato che una chiara visione cromatica di quanto ci viene servito aiuta non poco nel comprendere le sfumature gustative delle preparazioni.
A meno che l’obiettivo del ristorante sia piuttosto un dignitoso velo di oscurità per confondere anche le papille.
Agosto
Costa dei trabocchi. Abruzzo
Ennesima bellezza italiana mai compiuta.
Rigonfia di varia ristorazione.
Buona e tanta meno buona.
Il mare alle caviglie e sui piatti troppo salmone “locale”.
Ma questo è un altro discorso.
Costa dei trabocchi. Abruzzo.
Sera di inizio agosto.
Unica sera di monsoni e tempesta tropicale in una estate secca e torrida. Presagio.
Pioggia e vento come d’autunno in Cornovaglia.
Si va lo stesso.
Ristorante con qualche pretesa.
Tradizione familiare. Mai provato. Vale la pena testare e cenare al chiuso.
Immaginerò il mare vicinissimo dalle vetrate.
Prenotazione 4,0 solo online.
Nome, cognome, indirizzo, intolleranze, allergie, hobby, colore dei capelli, gusti musicali e sport praticati in un form smartissimo.
Tac. Prenotazione immediata.
Premesse molto alte. Il buio oltre le sedie
Se l’attenzione e la risposta al cliente è questa… Chissà che posto!
Viaggio della speranza tra vento, acqua, le curve della costa meridionale abruzzese.
Ma alla fine arriviamo.
L’accoglienza è formale ma cortese.
Tronfio della mia prenotazione anticipata e potentemente social mi aspetto una sistemazione di gran riguardo.
La sala principale non mi convince pienamente.
In una sorta di continuità col buio esterno i tavoli galleggiano in una sottile penombra rischiarati appena, ognuno, da lumi stilosi che penzolano tristemente dal soffitto.
Ma il nostro tavolo non è qui.
La cameriera ci accompagna nella sala adiacente.
“Vedrete che bel tavolo ci hanno riservato!” – rassicuro i commensali senza troppa convinzione.
Varcato un muro di separazione, il buio assoluto.
Tre tavoli dal colore indefinibile data la mancanza di luce.
In uno spigolo remoto una piantana con una lampadina a fortissimo risparmio energetico.
“Prego“ – dice la cameriera – “ il vostro tavolo”.
“Dov’è?” – chiedo.
Sono attonito.
Il buio oltre le sedie
Fortunatamente i miei compagni di tavolo non riescono al buio a intravedere le espressioni del mio viso che ben conoscono e temono quando la situazione non si mette bene.
Neanche le lampadine penzolanti dell’altra sala ma un solo, unico, fioco fuoco fatuo touch, al centro del tavolo appiccicato alla vetrata sulla quale si infrange violento il nubifragio.
Dopo esserci accomodati a tentoni mi gioco la carta del “ cliente ha sempre ragione”.
“Scusi” – chiedo al personale di sala che ci aveva accompagnato nel tugurio oscuro – “ è possibile avere un tavolo un po’ più luminoso?” riferendomi alla sala con almeno i caciocavalli fosforescenti appesi sui tavoli.
La risposta è secca e perentoria a fronte di tutti i tavoli vuoti: “ No, le sistemazioni sono tutte programmate. E poi avete la lampada regolabile al centro del tavolo.”
Si riferiva alla fiammella votiva che nel corso della serata è andata mestamente scaricandosi….
Mah. Il buio oltre le sedie
E così tra torce degli smartphone costantemente accese per leggere i menu e vedere i piatti, portate in bianco e nero, vino rosato (?) dalle sfumature inafferrabili e le nostre pupille dilatate come quelle dei gatti, la cena è scomparsa anonima e lenta nell’oscurità profonda…
E questa volta probabilmente è stato meglio non vedere… Il buio oltre le sedie
Stefano Capone
Conosco bene la zona.
Ci vengo in vacanza da anni (mia moglie è della zona) ed è Piena di ristoranti.
C’è di tutto un po, ma i ristoranti meritevoli con il tempo sono sempre di meno .
Ho la vaga impressione che inizino a tirarsela troppo, per prezzi e scortesia, l’acchiappaclienti è imperante.