Eat art – alla scoperta di Daniel Spoerri

Di Serena Manzoni,      

La cucina è un po’ come la danza, hanno almeno due parti in comune: dipendono entrambe dai gesti, e ogni performance è una nuova creazione irripetibile e perduta per sempre. È in tal senso che le coreografie e le ricette si assomigliano: si tratta nei due casi di un tentativo di fissare un atto”

Daniel Spoerri

Partiamo dai fondamentali, dalle due o tre cose che muovono il mondo e che rappresentano i motori della nostra umanità e, per così dire, del nostro divenire. Cibo e sesso. Nascita e riproduzione, morte e putrefazione: nasciamo, ci evolviamo e alla fine torniamo ad essere un mucchietto di polvere. Letterati, filosofi e artisti si sono occupati di questi sommi argomenti spesso e volentieri, per lo più del primo. C’è un artista invece che fa del cibo e dell’alimentarsi in genere uno degli argomenti principe della sua opera, addirittura fondando una corrente che prende il nome di Eat Art.

eat art Daniel Spoerri
Daniel Spoerri

Daniel Spoerri e i suoi quadri-trappola mi hanno sempre intrigato: oggetti che cambiano la loro posizione/dimensione per diventare qualcosa di altro, frutti del caso e portatori di un effetto straniante. Avanzi di pranzi, colazioni, cene incollati alla tavola e appesi, cambiando la loro posizione abituale cambiano anche il nostro pensiero su di loro, diventando opere d’arte, assurgendo a pieno titolo ad arte solo per aver cambiato il punto di vista. Sono inoltre opere che ne presuppongono altre, perché oltre al manufatto che ci troviamo ad osservare incuriositi si presuppone l’atto che le ha prodotte, ovvero quello del pasto che si è consumato.

Ci sono pranzi celebri, degli amici artisti ma anche quelli dei ristoranti che lo stesso Spoerri ha aperto, prima alla Galleria J di Parigi e poi il celebre Restaurant Spoerri di Düsseldorf (a cui verrà annessa Eat Art Galerie al piano superiore dove si esponevano opere d’arte commestibili) e il Bistrot di Santa Marta a Milano. I Tableux-pièges di Spoerri danno all’opera la chance di non concludersi con l’atto dell’esposizione, hanno in sé la possibilità di un’ulteriore evoluzione: alla Galleria Schwarz di Milano, i resti organici di un’opera di Spoerri sono stati visitati e mangiucchiati da dei topi, considerati da Spoerri stesso come co-autori dell’opera stessa.

eat art 2E tutto questo non basta: i menù stessi del Restaurant e dei “pranzi tematici” realizzati da Spoerri in collaborazione tra l’altro con i suoi studenti sono curati da un punto di vista estetico e artistico e sono parte integrante dell’esperienza totale.

A Spoerri interessa la sopravvivenza, quello spazio interstiziale più o meno lungo che intercorre tra la nascita e la morte nella forma del cibo, o meglio del cibarsi, di quell’atto rituale che accomuna l’umanità, pur se con connotazioni culturali diverse. Estremamente interessante la sua esperienza nell’ isola greca di Simi, dove Spoerri si ritira per alcuni anni e dove approfondisce il tema del cibo anche attraverso l’attività editoriale e confrontandosi con la necessità di alimentarsi in una situazione geografica e culturale ristretta e limitata nella possibilità della scelta di che cosa nutrirsi.

In ogni caso il punto di partenza è sempre la realtà, la quotidianità, che viene rubata come fermo immagine di qualcosa che sta accadendo o che è accaduta, quel che resta sul tavolo. È proprio questo spostamento di dimensione della realtà quotidiana che permette al fruitore di fare un passo ulteriore verso la riflessione sui grandi temi della vita. Guardare da un altro punto di vista per capire meglio, l’artista si incarica di effettuare questo spostamento, ci aiuta a vedere da un’altra angolazione la realtà e i suoi oggetti. Li moltiplica in mille varianti: sono forchette, coltelli, denti o tritacarne che diventano sculture, pane che deborda da scarpe e ferri da stiro, ricette, spaghetti e rotelle per la pasta.

eat art 3Happening, cambio di punto di vista, arte sensoriale, arte e vita, Spoerri trasforma in arte oggetti comuni (cibi) apponendogli una targhetta con un timbro Attention Ouvre d’art e in lui si possono riconoscere tantissime caratteristiche di altri celebri artisti che hanno fatto l’arte contemporanea. Come non pensare a Duchamp e ai suoi Ready-made, alla Pop art e alleternamente riproducibile (anche se nelle Edition Mat gli oggetti riprodotti sono ogni volta diversi e possono essere realizzati da chiunque), Piero Manzoni e la sua Merda d’artista, Fluxus (a cui aderisce), non dimenticando il Nouveau Realisme di cui fa parte e di cui celebra la morte con un banchetto funebre intitolato L’ultima cena. Si potrebbe continuare a lungo, si tratta di un artista estremamente complesso, anche perché onnivoro e accumulatore, per certi versi barocco.

eat art copertinaConsiglio per farsi un’idea il bel catalogo Daniel Spoerri. Eat Art in trasformation a cura di Susanne Bieri, Antonio d’Avossa e Nicoletta Osanna Cavadini edito da Silvana Editoriale e realizzato per la mostra tenutasi prima al Centro Culturale Chiasso m.a.x museo e poi alla Galleria Civica del Comune di Modena.

Oltre alle numerose tavole in cui potrete vedere la riproduzione di molte opere di Spoerri, contiene un interessante ed esaustivo apparato critico e biografico dell’artista.

1 commento su “Eat art – alla scoperta di Daniel Spoerri”

  1. Daniel Spoerri è semplicemente un genio.
    Conosco la sua arte, mi rivedo nel suo sentire.
    Per la prima volta ne trovo nota su un sito di gastronomia, che sarebbe normale, invece… mi sa che questo è l’unico che ne parla…
    Si vede che gli altri preferiscono la TV oppure il mero spettacolo all’estrinsecare sotto forma di opera d’arte del proprio sentire..

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