Di Fabio Riccio,
Mi mancava.
Si, colpevolmente ammetto di non aver mai fatto una puntata a vignaioli naturali a Roma, e dire che manifestazioni come queste le cerco davvero con il lanternino sopra e sotto la penisola…
Complice anche il graditissimo invito ricevuto da parte di Tiziana Gallo, di cui noi di gastrodelirio ci siamo già occupati di recente – vedi https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/vignaioli-naturali-a-roma-enoteca/2016/10/, vera deus ex machina di questa bella kermesse, finalmente anche io sono approdato al The Westin Excelsior hotel di Via Veneto a Roma, per curiosare e assaggiare vini di tanti produttori a me non noti, ma anche per ri-assaggiare vini (e annate…) di produttori a me noti e conosciuti personalmente.
Com’è andata? vignaioli naturali a Roma 2016
Bene, benissimo direi. vignaioli naturali a Roma 2016
A parte la gran bella location, oltretutto ampia e comoda da raggiungere con i mezzi pubblici della capitale anche per chi “cala” dalla provincia come il sottoscritto, devo dire ad alta voce che nell’organizzazione tutto è filato liscio senza la minima sbavatura.
Prima di tutto, interessante, golosissimo e dalle scelte molto oculate, anche se non affollato di tanti produttori, il reparto food.
Pochi ma (molto) buoni direbbe qualcuno!
In una kermesse dedicata al vino, un reparto di commestibili di qualità è d’obbligo!
Eh… si, miei cari lettori e lettrici gastrodeliranti, mica si possono degustare decine di vini senza dei doverosi intervalli mangerecci.
In manifestazioni come queste, per me una sorta di “paese dei balocchi”, è bene evitare, o almeno limitare il rischio di saturazioni sensoriali, cosa che per noi appassionati del buon bere è sempre dietro l’angolo.
Non sono certo un “serial taster da sessanta vini l’ora” come si vantano di esserlo certi numi tutelari di un certo tipo di eno-sommellierie che vanno per la maggiore.
Personalmente, faccio sempre fatica a credere alla lucidità di giudizio e di palato di parecchi di questi personaggi, spesso famosi…
Il vino (come il cibo…) prima di tutto è un piacere, non un lavoro a cottimo dove si contabilizza il numero di calici portati alla bocca.
Ho i miei tempi, sempre rilassati, dove al primo posto c’è la piacevolezza e la ricerca (o meno) della capacità del nettare di bacco di colpire al cuore ma, anche se abituato talvolta a vere e proprie maratone di sensazioni enoiche, sono sempre consapevole dei limiti fisici e sensoriali riguardo la lucidità di giudizio.
Tornando a vignaioli naturali a Roma 2016, in primis è stato un piacere lo scoprire e assaggiare i vini di tanti produttori (per me) nuovi.
Ho scovato molte deliziose “chicche” enologiche, alcune anche entusiasmanti.
Ho pure degustato molti vini lodevoli e interessanti, perfetti per il cosiddetto “bere quotidiano”, ma ho anche incrociato qualche vino che pur se tecnicamente ed eticamente più che corretto, era poco entusiasmante. Vini senza quel quid che te li porta dritti al cuore e alla memoria gustativa.
Poi, sempre in mia opinione, una piccola nota fuori spartito la si è udita quando chiacchierando con una minoranza (e meno male!) di produttori presenti alla manifestazione, ho scoperto che usavano in vigna e cantina pratiche ben poco consone al mondo del “vino naturale”, nascondendosi in alcuni casi dietro la foglia di fico della certificazione “bio”.
Vabbè che i confini del mondo del “vino naturale” sono estremamente sfumati, per non dire nebulosi, ma il trovare tra i produttori chi bellamente dichiara che per alcuni (o tutti?) dei suoi vini utilizza i cosiddetti lieviti selezionati e pratiche di filtrazione alquanto impattanti, mi ha lasciato basito.
Ora, non di certo tocca al sottoscritto l’elargire patenti di ”naturalità” o meno, ma tralasciando le certificazioni “Bio” e affini, per me intrinsecamente “di manica larga” vista la generosità dei disciplinari attualmente vigenti, almeno qualche “paletto”, come quelli tanto discussi dei lieviti indigeni o quello delle filtrazioni poco impattanti, da parte di questi produttori sarebbe stato opportuno non superarlo.
Vabbè… «Well, nobody’s perfect» citando Tony Curtis in A Qualcuno piace caldo…
Tirando le somme, vignaioli naturali a Roma 2016 è stata l’ennesima prova che il mondo del “vino naturale” (sempre virgolette d’obbligo!) è davvero in gran movimento.
Evviva! vignaioli naturali a Roma 2016
I numeri se rapportati al totale del mercato del vino nazionale sono ancora piccoli, non nascondiamocelo, siamo ancora nei pressi dei prefissi telefonici nazionali, ma l’interesse cresce, così come la consapevolezza di quella che pur se ancora di “nicchia”, è una fascia di consumatori (molto avveduti) in aumento.
Certo, forse uno dei limiti alla crescita del mondo del “vino naturale” è ancora dato dalla persistenza, pur tra luminose eccezioni, dello sguardo miope e settario di un certo mondo del vino istituzionalizzato, ancora purtroppo maggioritario, verso la sfumata galassia che è l’universo dei “vini naturali”.
Da quelle parti c’è ancora troppa supponenza e “puzzette al naso”, e purtroppo anche dell’inutile acrimonia…
Prima di chiudere questo rapido (e incompleto) resoconto di quella che senza mezzi termini considero una manifestazione riuscitissima, e alla quale spero di partecipare di nuovo, e senza voler fare classifiche, cosa che non è assolutamente nel corde di gastrodelirio, devo qui spezzare qualche lancia per alcuni dei produttori che nei miei vagabondaggi nei saloni del Westin Excelsior mi hanno particolarmente colpito.
Il primo è stata una “vinificazione di prova” (così l’ha chiamata…), arrivata dall’azienda di quel bravo produttore Friulano che è Denis Montanar.
Un Cabernet Franc in purezza senza solfiti aggiunti semplicemente da emozione, anzi: bello, vibrante e dalle mille variegate sfumature sia al naso che al palato, che non basterebbe una pagina per descriverle e… se questa è la prova, figuriamoci quando sarà definitivo e con etichetta, bravo Denis!
Il secondo produttore che mi ha stregato è stato un simpatico e cordialissimo signore francese, che mi permetto di definire “mostro sacro” che corrisponde al nome di Henri Milan… del Domaine Milan – c’è poco da aggiungere, se non che ogni suo vino è un piccolo capolavoro racchiuso in bottiglia.
Come nota sentimentale & di colore, posso solo aggiungere che lo scoprire i suoi meravigliosi vini, è stata la spallata finale che ha portato me e Serena definitivamente nel campo dei “vini Naturali”.
Il terzo produttore è un po’ particolare… l’azienda (siciliana) si chiama il Censo, e il vino Praurar 2014.
Un meraviglioso Catarratto in purezza, lasciato un bel po’ sulle bucce, quasi un “orange Wine”.
Emozione e tanto sole allo stato puro che invadono piacevolmente il palato, un vino permettetemi l’aggettivo roboante, davvero memorabile!
Peccato che per ora devo limitarmi al fugace assaggio che ho avuto. L’azienda non ha ancora in produzione al 100% la sua superficie vitata, e tutto quello che al momento è prodotto, va oltreoceano.
Però… pare che dalla prossima vendemmia ci sarà anche spazio per la distribuzione per noi palati italici.
Io aspetto con ansia! vignaioli naturali a Roma 2016
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?