Manifesto Della Sesta Cornice – Ritorniamo ad essere gaudenti…

«E’ senz’altro meglio essere che non essere»

Il moderno gaudente a tavola 

Questo breve manifesto nasce da una banalissima constatazione sotto gli occhi di tutti: in molti ristoranti blasonati & stellati pur mangiando bene e in alcuni casi anche benissimo, alla fine non ci si diverte più.

Gradualmente (come è accaduto per altri versi con il vino) l’esperienza sensoriale di certi ristoranti da puro momento ludico e di gaudio per i sensi, a causa della quantità di superflui riti e cerimoniosità che hanno appesantito tutta l’esperienza del buon mangiare, si è trasformata in qualcosa che con il buon cibo, la convivialità e il gaudio ha ben poco a che fare.

Spendere cifre importanti, magari con l’obbligo di viaggio e pernottamento per mangiare certamente bene se non benissimo, ma senza anima e talvolta in atmosfere in bilico tra il museale, l’ospedaliero e il design esasperato, magari solo per fotografare un piatto da poi condividere non ci appartiene. Punto.

Reclamiamo il diritto di godere a tavola del buon cibo di assoluta qualità ma senza orpelli, in primis perché tutto merita di essere raccontato, e poi perché viste le tribolazioni del mondo contemporaneo, c’è più che mai l’esigenza di essere gaudenti per rendere la vita un po’ più vissuta e un po’ meno mestamente trascorsa.

Tutti noi, almeno una o più volte nella vita dovremmo essere gaudenti, perché l’essere gaudente è un meraviglioso stato dell’anima.

La sesta cornice nasce da un’idea di Paolo Mandelli a Milano.

Una confraternita di golosi che si riunisce una volta ogni 30/40 giorni per celebrare il buon cibo e il vino naturale.

I menù delle cene si sviluppano intorno alla presentazione di un vigneron selezionato da Paolo che si occupa poi di costruire insieme a chef dalla cucina golosa, serate gastronomiche all’insegna dei piaceri del palato.


I sei punti del Manifesto della sesta cornice – 

Manifesto della sesta cornive Fabio Riccio Francesco Paolo Mandelli
I Golosi all’inferno – Gustave Doré
  • Direttamente, dalle tavole senza tovagliato del basso impero delle cucine fino alle tavole più blasonate, passando per il ventre molle del provincialismo italiano, il gaudente cerca sempre di godersela tutta.

  • Il gaudente è e deve essere tale anche a dispetto dello status sociale ed economico, perché, come nella Costituzione degli Stati Uniti è contemplato il diritto alla felicità per tutti i cittadini, anche il diritto a essere gaudente deve essere appannaggio di ogni classe sociale.

  • Il gaudente reclama il diritto alla scarpetta e al leccarsi le dita.

  • Il gaudente ribadisce a ogni occasione il diritto/dovere all’orgasmo gastronomico, postulato anche dal grande Ugo Tognazzi, vero e unico “maître à penser di ogni gaudente che si rispetti”.

  • Il gaudente ama il cibo ed è capace di passare ore a tavola per un piacere così apparentemente effimero come può esserlo un buon pasto.

  • Il gaudente ha il diritto di evitare i menu di percorso.


Fabio RiccioPaolo Francesco Mandelli

Manifesto Della Sesta Cornice

8 commenti su “Manifesto Della Sesta Cornice – Ritorniamo ad essere gaudenti…”

  1. Si! Basta con le cene ingessate, i camerieri impersonali (e scortesi), i sommelier presuntuosi e gli chef che si atteggiano a maestri di vita. C’è assoluto bisogno di godimento a tavola!
    Sottoscrivo tutto.

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    • Sottoscrivo il diritto di poter decidere come cosa e quanto mangiare e bere!
      Basta con gli avvelenamenti autorizzati e super pagati!
      Bravo Fabio Riccio!

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  2. Si: è forse il caso di tornare alla convivialità e al gaudio. Anche al sottoscritto troppi ristoranti importanti annoiano.

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  3. Finalmente; straordinaria sintesi della ribellione logica alla sicumera blasonata. Il sentimentale elogio del piacere materiale accordato secondo toni e mosse cardiache (e non alimentate dalla messa in posa di esasperanti procedure più “culte” che colte), esprime oggi il primato dell’autenticità dell’atto gastronomico piuttosto che le insopportabili prove di “ability_agility” delle esposizioni canine. W lo zuppone alla “porcara” di questi due giganti in foto.

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