Fonte Arciunj Cerasuolo d’Abruzzo

Di Fabio Riccio                          

In Italia i rosati sono mai stati presi troppo seriamente, un errore a mio avviso.

Non è infrequente incappare in carte dei vini anche “importanti” ricche di bottiglie preziose, senza neanche un rosé.

La cosa faccio fatica a comprenderla, vista anche l’inclinazione di un certo tipo di consumatori “modaioli” per vini esteticamente ammiccanti, come lo sono la maggioranza dei vari rosati, chiaretti, cerasuoli etc etc, anche se a onor del vero, qualche piccolo cambiamento di rotta da qualche anno lo si inizia a vedere.

Eppure, in Italia di nettari di bacco dai tenui colori rosati se ne producono a iosa.

Forse una certa fascia di bevitori troppo “istituzionalizzati” li snobba considerandoli parenti poveri di bianchi & rossi, e cosa più grave, tanti ristoratori li reputano ancora una sorta di “stratagemma” per compiacere qualche cliente più pretenzioso, forse anche a causa del vecchio e obsoleto preconcetto che porta a considerare questi vini come una sorta di “scartina” più o meno riuscita tra bianchi e rossi, quando non un vero e proprio taglio.

Il sottoscritto è invece un discreto consumatore di vini rosati, anche, e sopratutto per la loro indubbia capacità di accompagnarsi bene e con ecletticità a tante a tipologie di cibi, risolvendo in un sol colpo il problema di cosa mettere nei calici quando ci si trova di fronte a qualche menù dalle tendenze gustative e olfattive ben variegate…

Se per gli spumanti rosa, troppo spesso “forzati” da pratiche di cantina esageratamente invasive e, chiamiamole con il loro nome, alchimistiche, mi resta qualche perplessità, per quanto riguarda i “normali” rosati, in tutte le loro tipologie, mi iscrivo d’ufficio senza tentennamenti nel novero degli estimatori.

fonte arciunjFatto questo preambolo vado dritto al cuore di questo post: il Cerasuolo d’Abruzzo Fonte Arciunj.

Chi legge Gastrodelirio ben sa che quando qui si parla di vino, nel berlo – attenzione: berlo, non solo assaggiarlo – si è scelto un approccio “di cuore”, emozionale, come postula anche il nostro “manifesto” – vedi https://www.gastrodelirio.it/manifesto-di-gastrodelirio/

Questo significa che al primo, anzi primissimo avvicinamento con un qualsiasi nettare di Bacco, non ci si lascia assolutamente fuorviare dagli improbabili tecnicismi e/o pareri “dotti” di certi eno-soloni perennemente in cattedra.

Un vino prima di tutto lo si beve per trarne piacere, convivialità, godimento, e se poi riesce nell’impresa di andare dritto al cuore facendosi volere bene (che è la cosa più importante!), allora ci si medita su, e dopo magari si tira fuori anche l’approccio tecnico, ma questo solo ed esclusivamente a bottiglia terminata.

fonte arciunj cerasuolo

Gastrodelirio non ama i “Serial Taster”.

Ridano pure gli eno-gastroscribacchini con il lavandino sempre a portata di mano… noi la pensiamo così!

Dicevamo… del Cerasuolo d’Abruzzo Fonte Arciunj, dal punto di vista “tecnico” non ho notizie dettagliate, ma dopo che ha accompagnato degnamente una cena casalinga, a mio modesto parere nella sua “categoria” – attenzione a non confondere tipologicamente i cerasuoli con gli altri nettari bacco dai vari colori rosa si è palesato da subito per quel che è: cioè un gran bel vino, di una correttezza formale impeccabile, ma nello stesso tempo accattivante, pulito e godibile. Uno di quei vini che ne vorresti sempre una cassetta pronta nella cantinetta di casa se per caso arrivano ospiti, per condividere il sole, la luce e i fuggenti attimi di felicità che solo un buon vino può dare.

Il Cerasuolo d’Abruzzo Fonte Arciunj non credo che abbia la pretesa di cambiare la storia dell’enologia ma, lasciatemi usare un aggettivo forse fuori luogo, ma è proprio un vino bello, esteticamente e gustativamente.

fonte arciunj etichetta retro

Ad avercene di più di vini così…

Bello perché?

Perchè prima di tutto è un vino che fa star bene e, come finisce la prima bottiglia, già pensi all’altra che arriverà, e poi perché non cerca di essere conforme a tanti altri (Cerasuoli…) esibendo inverosimili e “strizzati” sentori iperprofumati che portano subito a pensare a qualche redivivo Raimodo di Sangro principe di San Severo con bustine di lieviti selezionati e provette in cantina.

Un vino che mi piace.

E… se devo andare un attimo in dettaglio (a bottiglia finita, of course…) parliamo di un vino dal colore giusto e brillante, di giusta gradazione, sostenuto da una moderata ma piacevole acidità.

Se da una parte, come per tutti Cerasuoli l’impronta del Montepulciano la si percepisce anche nella struttura, dall’altra morbidezza e la freschezza sono il giusto ponte che unisce i bianchi alla forza dei rossi.

Oltre questo, la bella sapidità di base, gli regala una destinazione gastronomica primo piano.

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Un Cerasuolo, se ben fatto (come in questo caso), è un piacere per gli occhi oltre che per naso e palato, e visto che non nascondo il mio essere “di parte”, lo dichiaro qui perfetto “complice” per trovare una giusta e soddisfacente sintonia con molte delle pietanze che allietano le mie cene estive, dagli asparagi agli zucchini, dalla Ventricina vastese  e per finire, alla pizza dolce alla Teramana…


Azienda Agricola Valentina Di Tommaso

C.da Casalonga, 1 – Rosciano (PE)

Telefono: 349 7885641

E-mail: donato.ditommaso@gmail.com

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