Di Fabio Riccio,
Mai stati a Dolceacqua?
Io si, un bel po’ di anni addietro e solo per una mattinata, ma tanto mi basta per ricordare con una punta di nostalgia questo magnifico paese ligure appena nell’entroterra di Ventimiglia, più precisamente in Val Nervia.
Ma oltre che un bel posto da visitare Dolceacqua, è anche una piccola città del vino perché ha dato il nome a quella piccola interessante, elegante e non troppo nota DOC ligure che è il Rossese, di Dolceacqua appunto, della quale noi di Gastrodelirio abbiamo già parlato vedi – https://www.gastrodelirio.it/riccardo-ferrante/testalonga-rossese-di-dolceacqua-2011/2014/03/ .
Ora non paghi, e come certi sprovveduti criminali da “B movies” americano, ritorniamo sul luogo del delitto, ma questa volta per un altro vino di diverso colore, ma sempre dello stesso produttore, Antonio Perrino, che non è uno di quei produttore di vini “brutti, sporchi & cattivi” che se non hanno puzzette e affini non piacciono.
No, Antonio Perrino è semplicemente un signore che nella massima tranquillità fa’ vino proprio come piace a lui, infischiandosene di tutto e di tutti, moda, tecnologia & nuove tendenze comprese.
Non si può, e non si deve “catalogare” un produttore così.
Antonio Perrino semplicemente produce vino, del buon vino. Stop.
Questa volta “l’onere” di finire tra le pagine di gastrodelirio tocca al suo Bianco Testalonga, un vermentino in purezza, bottiglia ardua da reperire, anche per la sua limita “tiratura”, bottiglia che però ho scovato tra i fornitissimi scaffali delle Cantine Isola di via Paolo Sarpi a Milano, nel cuore della “chinatown” meneghina.
Beh… senza troppi preamboli e parole alate, vi assicuro mi è bastato davvero poco per innamorarmi del Bianco Testalonga, neanche il tempo di stapparlo e…
Però, prima di andare avanti con il “raccontino” di questo nettare di Bacco, per i nuovi lettori gastrodeliranti ripeto quello che è il nostro “mantra” quando si parla di certi vini, quelli che piacciono a me.
Quindi… sconsiglio l’assaggio alle solite categorie con la “puzza al naso”, alias sommellier con paraocchi & lavandino sempre a portata di bottiglia, compagni ‘co i piccioli (come dicono a Palermo), enofighetti firmati da capo a piedi, supertecnicisti del vino, e per finire lo sconsiglio anche a quegli enologi antipatici che se in un vino non trovano neanche il più piccolo difetto si sentono sminuiti.
In aggiunta a questo doveroso preambolo, vi avviso anche che il Bianco Testalonga di Antonio Perrrino, per chi è abituato a trangugiare i soliti bianchi carini carini dalla bella e romantica etichetta, in realtà insulsi compitini da primi della classe enologica, potrebbe spiazzare.
Un vino nello stesso tempo affascinante, e permettetemi l’aggettivo, emozionante.
Il Bianco Testalonga appena aperto si permette perfino di avere qualche timida “puzzetta”, si: proprio quelle che fanno imbestialire il Sommelier AccA e i suoi accoliti, puzzette che se presenti in moderata misura, non le considero difetti, bensì piccoli pregi che arricchiscono e rendono più affascinante il quadro sensoriale di un vino.
Stesso discorso per quei cinque minuti cinque, durante i quali un lieve accenno di volatile è stato percepibile nel calice.
La bottiglia è bianca, trasparente, perfetta per contemplare il bel colore quasi da Orange Wine figlio di una non brevissima macerazione sulle bucce, e… guarda un pò, anche quel che di sedimenti che fanno inorridire tanti, ma non il sottoscritto.
Così, con il sughero ancora fresco di cavatappi, porto il calice al naso, e gentilmente ma con forza si fa strada il mare, che poi non è altro che un bel coacervo di note di timo, salvia e un po’ di ginestra, a volte coperte, a volte esaltate da aguzzi sentori agrumosi che (non so bene come…) virano verso un tenue e inatteso catrame.
Emozionante…
Qualche minuto per fare assestare e ulteriormente ossigenare il Bianco Testalonga, e come d’incanto fanno capolino anche note salmastre e minerali, ma particolari, originali, diverse da quelle di certi bianchi del Carso o Alsaziani.
Queste del Bianco Testalonga sono note che parlano di sole, ma anche di morbidezza, difficile descrive tutto questo a parole.
No, non è un bianco scontato, non è un vinetto per signorine in tacco 12, o uno di quei banali vini da estate, scontati viatici per piatti di pesce, all’uso del Commissario Montalbano.
Siamo di fronte a un succo d’uva (ben) fermentato che al palato mostra succosamente il suo giusto corpo, e si permette anche di non “giocare sporco”, dribblando quelle poco credibili esagerazioni di frutta che troppe volte sono la nota distintiva di tanti vermentini “da battaglia”.
Oltre questo, la bevibilità del Bianco Testalonga è davvero sorprendente, va giù con incredibile scioltezza, ribaltando così certi “assiomi” che escludono una facile beva per i vini considerati (a torto!) brutti, sporchi & cattivi.
Non dimentichiamoci anche della gradazione alcolica tutto sommato modesta, (12.5%vol.).
Cari lettori gastrodeliranti, ormai lo avrete capito: il Bianco Testalonga non è un vino che vuol piacere ad ogni costo, non vuole essere per forza elegante… vuole solo essere un vino che piace e fa stare bene chi lo beve, perché prima di tutto piace anche a chi lo produce.
E’ un vino da non bere come rimedio alla sete, ma per provare emozioni, e a costo di sembrar ancora più “eretico” di quel che sono, lo vedo come un vino da bere da solo, senza pasteggiare, centellinandolo mentre ci si immerge tra le pagine di un buon libro, un Vermentino da meditazione…
Antonio Perrino “Testalonga” – Azienda agricola
Via Monsignor Laura n° 2
Dolceacqua (IM)
Tel. 349 3186881
perrino.testalonga@gmail.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?