Di Fabio Riccio,
Ristorante ittico, noto in zona per pesci “fuorimisura”.
Pochi coperti, sala fighetta nell’inflazionato stile “biancheggiante” post-Maria-de-Filippi…
Lungo una parete, una sfilza di libri legati al mondo del food e ai grandi chef.
Non mangiamo alla carta.
Proviamo le cosiddette “fantasie dello chef”.
Ittici certamente freschi, piatti tranquilli senza storia, e nessun guizzo di vera creatività.
Evidentemente, è il “giorno libero” che lo chef lascia alla sua fantasia.
Era meglio optare per i pescioni oversize.
A un certo punto, dopo polpettine ittiche sciuè sciuè, tranci annacquati in sughettini esili, e una fritturina di paranza da cinque e mezzo tipo… ti interrogo un’altra volta che oggi sei impreparato, arriva la (vera) bomba.
I rigatoni al baccalà fresco.
Buoni?
Boh… meglio dire banali, banalissimi.
Solo dei rigatoni con pomodorini e pezzettini di merluzzo, anzi, di nasello visto il gusto esile dell’ittico, e le dimensioni minimali.
Però, gusto (esile) a parte, qualcuno che mi spiega il concetto di baccalà fresco?
A me sembra un ossimoro.
Leggete qui, per favore.
Da Wikipedia.
Il baccalà è l’alimento costituito da due specie di merluzzo nordico Gadus macrocephalus e Gadus morhua salato e stagionato. Il Gadus macrocephalus è un pesce presente nell’Oceano Pacifico settentrionale, mentre Gadus morhua è un pesce presente nell’Oceano Atlantico settentrionale.
Dalla Treccani.
baccalà (pop. baccalaro) s. m. [dallo spagn. bacalao, che è dal fiamm. bakkeliauw, metatesi dell’oland. kabeljauw]. – Nome comune del merluzzo adeguatamente preparato, seccato e salato nei paesi scandinavi e smerciato soprattutto in quelli mediterranei. b. Pietanza a base di baccalà: b. in umido, b. fritto; filetti di b. indorati.
Dal Corriere della Sera.
Baccalà merluzzo conservato sotto sale, pietanza tipica di varie cucine regionali.
Dalla Garzanti.
Merluzzo essiccato e conservato sotto sale: baccalà in umido | persona stupida, maldestra, goffa: far la figura del baccalà, passare per sciocco | persona molto magra, asciutta
Pur non essendo un linguista, ne deduco che il baccalà non è un pesce fresco, anzi, già il nome, descrive senza dubbio alcuno il suo essere conservato, anzi: conservato di default, direbbero gli anglosassoni.
Indi, il baccalà fresco non esiste.
Fine.
Ragion per cui, il concetto di baccalà fresco, è un ossimoro, o una sorta di controsenso (per gli Italiani che pensano che un ossimoro sia un sostantivo sconveniente), come un gelato bollente, insomma.
Se è fresco, non è baccalà.
Se conservato non è fresco.
Punto!
Magari, se questo baccalà è stato di fresco dissalato, l’aggettivo “fresco“, specificando bene la cosa, ci può anche stare.
E… anche se qualche piatto a base di baccalà nel suo insieme può definirsi fresco, magari per la lievità dell’insieme, qui, in questo specifico caso, sentire chiamare dei lillipuziani e tristanzuoli relitti di merluzzo che nuotano (senza salvagente…) tra pomodorini e rigatoni baccalà fresco, resta un qualcosa che non si può sentire!
Poi, sempre per chi non lo sapesse, le varie specie di gadus in circolazione, che gli anglosassoni (sempre loro, eh…) sbrigativamente chiamano “Cod”, pur se imparentate alla lontana, sono cosa ben diversa dai nostrani merluzzi & naselli (scientificamente Merluccius merluccius), sia per habitat che per dimensioni…
Due ipotesi per giustificare questa vera propria castroneria gastronomica & linguistica dell’incauto ristoratore.
-
Il ristoratore, carente per fantasia, ha le idee confuse sia per quel riguarda le specie ittiche, sia per l’uso della lingua Italiana. In effetti, tra i libri esposti in sala manca un dizionario della nostra bella lingua.
-
Il ristoratore sarà stato per un bel po’ in Spagna. Per chi non lo sapesse, nella penisola iberica con il termine bacalao si indica sia il fresco sia il salato…
Però, lo ripeto: il Baccalà fresco, oltre ad essere un concetto inesistente, è una castroneria che non si può sentire, e non tiratemi in ballo lo stoccafisso, che in veneto prende il nome di bacalà, tanto che il famoso baccalà alla vicentina è in realtà preparato con lo stoccafisso…
Ammenoché, non c’è qualcuno che riesce a fare anche quest’ultimo fresco, sic!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Solo un appunto. Io in Spagna ho vissuto e ci ho lavorato.
Nel mio ristorante tutte le settimane arrivavano 4 tipi di pesce fresco: interi, con teste, pinne, ecc…
Due di essi erano “la merluza” e il “bacalao”. Completamente diversi l’uno dall’altro: La merluza con la carne morbida e la pelle argentea e il bacalao con la carne più dura e la pelle dorata!
Giusto per completare l’info!
Ciao