No, il soffritto no… vi prego!

Biasimo della cucina “sana”

Di Stefano Capone,

Sott’acqua e in auto di solito mi sento protetto.

In entrambi i casi perché, in mare sommerso dall’acqua e in auto sintonizzando per benino la radio sulle frequenze giuste, mi isolo acusticamente e concettualmente quanto basta dalle cose del mondo.

Del mio sguazzare allegro sotto il pelo dell’acqua ne ho dissertato fin troppo su queste pagine.

Dell’immergermi invece nella rassicurante aura ovattata di un’auto in viaggio, sufficientemente lontana dai punti di partenza e di arrivo, ancora no.

Qualche sera fa la configurazione perfetta.

Tutto il necessario per un’oretta di anestesia mentale.

Notte.

Autostrada.

Leggera pioggerella.

Passeggero che puntualmente perde coscienza e quindi parola nell’istante esatto in cui si alza la barra del casello.

no, il soffritto no... vi pregoL’immagine alla mia destra è quella di Hello Spank dormiente con la bolla al naso.

Nulla ormai può turbare questo mio momento.

Parte la ricerca della frequenza giusta.

Niente musica. Assolutamente.

Non voglio rischiare di canticchiare le hits del momento e soprattutto non voglio rischiare che mi piacciano.

Solo parole e possibilmente superflue.

L’ora è giustissima per le argomentazioni non affrontabili di giorno e fuori da un’auto.

L’emittente di riferimento in passato mi ha regalato momenti di pura poesia sciorinando dibattiti sull’evidente successo della pelota basca tra i popoli delle regioni sub-himalaiane o disquisendo sulle enormi potenzialità delle startup che producono feltrini antirumore per le sedie riciclando gli scarti di produzione del Tofu.

Chissà cosa mi aspetta…

Un nuovo jingle.

Fuori contesto come solo i jingle delle radio possono essere. Un nuovo programma mai sentito.

Toh! Si parla di cucina! Tema familiare e sempre benvenuto.

Si prospetta un bel viaggio.

L’importanza della tapioca nella dieta mediterranea? I mille utilizzi dell’aringa affumicata nella pasticceria da tè contemporanea? Chissà cosa mi aspetta!

E invece quello che non crederesti mai…

Dietro il microfono, un giornalista sportivo e un noto chef stellato (ahia…) chiacchierano amabilmente di riso, in compagnia di un personaggio televisivo originario di una importante provincia italiana per la coltivazione del cereale in questione.

Roba seria.

Hello Spank intanto dorme. Segno che la meta è ancora distante. Bene.

La guida è tranquilla e le quisquilie sul riso anche.

Una chiacchiera, una pubblicità, una chiacchiera, le notizie sul traffico, si arriva inevitabilmente all’argomento “risotto alla milanese” e alla ricetta rivisitata del “noto” chef stellato. Tremo.

No, il soffritto no... vi prego!

Eh sì, il risotto… il burro, la cipolla, il soffritto (!!!), lo zafferano, il brodo di carne, il midollo.

Lo chef a questo punto sciorina con tutta la sua sicurezza stellata la rivisitazione.

No, il soffritto no… vi prego!

«Vi propongo una versione più salutare (Nooo!!!). Niente burro, basta con i grassi! Il riso tostato a secco in padella… Si deve sentire l’odore del cereale (…vabbè…). Niente cipolla. Sapore troppo forte…»

Il co-conduttore pone una domanda legittima : “…e il brodo, il midollo?”

E qui il genio viene tutto fuori: «Nooo! Niente midollo! Con questa storia della mucca pazza! Niente carne. Prepareremo un infuso di zafferano in acqua calda che verseremo sul riso tostato … Nessuna mantecatura. Ingredienti assoluti. Al più un fiocchetto di burro da sciogliere nell’ensemble.»

No, il soffritto no... vi prego!A questo punto mi assale una tremenda cappa di malinconia. Lancinante.

L’immagine felice, fumante, gloriosa e saporita di un piatto di risotto alla milanese tradizionale si affianca sfumata a quella di questa sorta di compendio refettoriale della privazione. No, il soffritto no… vi prego!

Non riesco a immaginarne la gioia gustativa.

La guida si fa incerta.

Non voglio credere che alcuni chef così importanti abbiano un rapporto tanto conflittuale con la cucina tradizionale e rubiconda e debbano necessariamente moncarla alla radice per renderla accettabile ai nostri sensi di colpa da salutisti da fast food.

Tempo ce n’è prima del casello e voglio dare fiducia allo chef radiofonico.

Ma sì… Che sarà mai un po’ di attenzione alla dieta…

Qualche chiacchiera, pubblicità, qualche chiacchiera, le notizie dalla borsa ed eccoci qui alla Panissa vercellese.

No. Ho già perso la fiducia.

Fuori piove. No, il soffritto no… vi prego!

Non voglio sentire.

Non oso pensare cosa può diventare tra le mani del censore questo trionfo piemontese antico e gaudente di riso, burro, soffritto di cipolla (sempre lui…), brodo, pomodoro, vino rosso, salame, fagioli, lardo sornionamente sobbolliti in una lunga rasserenante cottura.

Non ricordo bene (forse non voglio ricordare) ma ovviamente niente burro, niente soffritto, probabile cottura lenta al calore della luce solare, niente lardo, niente vino e degli ottimi fagioli sbollentati separatemente e uniti poi. Una delizia.

“…il salame francamente lo eviterei… la chiosa.

La cucina del niente ha distrutto il mio momento.

Il casello è troppo lontano.

Anche perché nella guerra senza quartiere al soffritto e alla cucina della tradizione in cui spesso gli ingredienti si sposavano in lunghi voluttuosi abbracci, si è ragionato anche di risotto al barolo.

No, il soffritto no... vi prego!

Vi lascio immaginare quali fossero le modalità di incontro tra il riso e il nobile vino; sicuramente non in padella, perché a dire dello chef: «così non si alterano le caratteristiche organolettiche della materia prima”»

Io le voglio alterare! No, il soffritto no… vi prego!

Hello Spank è agitato.

Probabilmente ha gli incubi.

Sogna di finire rosolato in abbondante olio, cipolla e uno spicchio d’aglio, mentre è inseguito da feroci noci di burro.

Appena prima che venga sfumato con del vino bianco e soprattutto prima che il nostro stellato ci sollevi definitivamente dai piaceri della cucina, finalmente il casello!

Mai così lontano…

mai così agognato.

No, il soffritto no… vi prego!

7 commenti su “No, il soffritto no… vi prego!”

  1. nei miei lunghi viaggi in macchina se ne sentono di cotte e di crude… solo Decanter seguo con piacere, mi sembra che i due conduttori siano “affamati” come me ,di vecchi sapori e nuovi sapori che si possono incontrare sul territorio. Ho avuto casualmente la fortuna di incontrarli quest’anno a San Vito per il cous cous fest , uno spettacolo!

    ti seguo

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