Di Serena Manzoni
Cielo di Lombardia. Vi assicuro, non vi sto prendendo in giro, questa volta la Lombardia ci ha regalato il cielo. Partiti con la furia della tempesta adriatica siamo giunti in un nord luminoso e terso, un cielo intenso di azzurro e notti trapunte di stelle. Certo, non tralasciamo il fatto che la Lombardia di cui sto parlando è quella di un piccolo tratto montano, uno di quei posti dove il cielo è più vicino. Passaggio lombardo di cielo, formaggio, cucina casalinga e qualche chicca golosa, ma non solo. Essendo in regione, abbiamo approfittato per un salto a Brescia, non per vedere il cielo industriale in effetti, ma per visitare una mostra che incontrava la nostra curiosità gastrodelirante.
Sto parlando della mostra in corso a Palazzo Martinengo, il cibo nell’arte Capolavori dei grandi maestri dal seicento a Warhol, visitabile fino al 14 giugno 2015. il tema dell’esposizione, strettamente connesso con quello dell’Expo 2015 milanese e con il patrocinio dello stesso, è quello della rappresentazione del cibo e degli alimenti in questa parte della storia dell’arte.
L’idea è quella di far risaltare il profondo legame tra l’arte e la cultura enogastronomica italiana, sottolineando la connotazione di eccellenza di entrambe.
Il percorso si dipana in sezioni tematiche: la frutta, la dispensa, le tavole imbandite, la carne e la selvaggina e altre che scoprirete visitando la mostra. I fuochi di interesse per il visitatore sono in effetti molteplici: all’interesse artistico si sovrappone quello gastronomico in un continuo intrecciarsi di suggestioni, informazioni storiche, stupore, cultura e bellezza. È una mostra davvero per tutti. Soffermatevi sui rami quasi mistici di Evaristo Baschenis, o sui volti deformi della povera gente alle prese con poveri cibi, riconoscete le pietanze della tradizione napoletana nelle tele di Giuseppe Recco, proprio come Fabio che, appassionato di cucina partenopea, si è divertito ad identificare casatielli e roccocò… Saziatevi a dovere, perché siamo quello che mangiamo, che vediamo e impariamo. Più volte avrete l’occasione di soffermarvi su tele che vi suggeriscono come siamo cambiati noi e il cibo negli ultimi secoli e di come è cambiata la simbologia e il modo di rappresentare entrambi.
Non manca la riflessione sulla caducità, sull’essere effimero degli alimenti, della vita e della bellezza, la lucentezza del pesce nell’olio di De Pisis che svanisce lentamente appoggiato davanti al quadro nel quadro rappresentante una veduta marina.
Sono davvero molteplici gli aspetti su cui soffermarsi, i livelli di lettura delle opere e della mostra: di particolare interesse la sezione il cibo nell’arte del XX secolo, il cibo che diventa ripetizione, massa, avanzo e spazzatura. Davvero una sala importante con le rosette nell’Achromes di Piero Manzoni, le foto di La Chapelle, le dissacrazioni di Andy Wharol, ma anche l’interessante associazione tra un’opera di Fontana e un Guttuso, dove le lacerazioni inferte all’opera del primo si guardano allo specchio dei tagli subiti dalla carne scura dell’animale macellato nel quadro fortissimo del pittore siciliano. C’è molto altro e mi permetto in questa sede gastrocolloquiale di confidarvi che, tra i vari spazi, questo è decisamente il mio preferito.
La cura della mostra è di Davide Dotti; vi consiglio di visitarla utilizzando l’audioguida, strumento utile che vi fornirà informazioni utili nella lettura del percorso e vi darà spunti da approfondire e la voglia di tornare per una seconda visita.
Serena Manzoni
imperdibile si… anche se qualche “forzatura” discutibile e furbetta che sembra presa di forza da un presepe mi lascia perplesso.
Mostra quasi imperdibile a mio modesto parere, e… non per fare complimenti, mi sa che questo sito è stato uno dei pochi di quelli enogastronomici ad accorgersene e a parlarne!
Bella mostra davvero, imperdibile per chi ama il cibo e la sua storia!