Di Fabio Riccio,
“E mentre le truppe del Sultano d’allora stringevano nella morsa della fame e della sete i bizantini, i teologi di Bisanzio discutevano di che? Del sesso degli angeli”
Il paragone tra questo vero e proprio bizantinismo, e l’arancina/arancino siculo ci sta tutto, perché in Sicilia sul “sesso” della saporitissima preparazione a base di riso, non si scherza: si litiga e ci si divide.
Per quel che mi risulta, in dialetto siciliano l’aranciu è l’albero, e l’arancia (donna) è il frutto a cui somiglia questa preparazione cult della gastronomia siciliana.
Gli indecisi su quale sesso attribuire alle arancine/arancini, hanno però risolto il problema salomonicamente, cioè mangiando e basta, e fanno bene.
Personalmente, e per alcuni miei trascorsi palermitani, dove l’arancina è femmina per antonomasia, preferisco l’accezione femminile del termine, anche perché (forma a parte…) l’arancina è indiscutibilmente femmina per sensualità, ammiccamenti e suadenza, ma anche per il palpitante aspetto visivo, una volta dato il primo morsico e osservata aperta…
(Perdonatemi i contorcimento lessicali per non scadere nel pecoreccio.)
Così, ogni volta che capito nell’isola, ancor prima di addentare il canonico cannolo, o l’altrettanto canonica brioches con gelato, possibilmente alla cannella, anche se non è ora sento che devo onorare il rito di ingozzarmi con una o più arancine.
Siano poi alla carne, al burro, con verdure o altro, dipende dal gusto e dall’estro del momento.
Però, e visto che (anche) per il sottoscritto la cucina nel suo insieme non è affatto una scienza esatta, voglio qui spezzare una lancia a favore di un signore di Enna, Rosario Umbriaco, che da un po’ di tempo ha deciso di rivoltare il mondo delle arancine come un calzino, riuscendoci.
Non strabuzzino le pupille i puristi, nessuna rivoluzione copernicana, e nessun esperimento gastro-esoterico, le arancine di Rosario Umbriaco sono riconoscibilissime senza se e senza ma come arancine, nessun dubbio a riguardo.
Semplicemente sono diverse, più buone.
Rosario Umbriaco, un bel volto franco, movenze e parlantina sciolta, e su tutto sorriso da fare invidia a Fernadel.
Partendo dalla rosticceria di famiglia di Enna, semplicemente ha avuto la forza, la fantasia, la tecnica e una corretta conoscenza della costruzione sintattica del gusto, per permettersi il lusso ma anche il rischio di ridisegnare questa gloria della cucina Sicula (quasi) dalla base, centrando in pieno il bersaglio.
Di Rosario Umbriaco, scovato durante Cibo nostrum 2018 a Taormina, ho assaggiato il suo delizioso (il termine ci sta tutto!) arancino a doppio strato di riso, con materie prime al 100% siciliane, compreso il riso, da poco nuovamente coltivato anche nell’isola, più precisamente nella piana di Leonforte in provincia di Enna.
Confesso che ho avuto un vero e proprio cortocircuito gustativo.
Nonostante la gran folla, e il conseguente straniamento da soprappiù di umani bipedi (o quasi…), una volta addentato il tutto, sono andato incontro a una sorta di sindrome di Stendhal declinata gastronomicamente.
Prima estraniandomi dal contesto che mi circondava, poi quasi commuovendomi per il vero e proprio cannoneggiamento dei sensi che mi è arrivato dal quel piccolo capolavoro fritto al momento…
Ecco, ingredienti di qualità e conoscenza della tecnica parte, addentare una delle arancine di Rosario Umbriaco è una di quelle cose che ti mette in pace con il mondo.
Per descriverle nel complesso, uso solo due aggettivi: sensuali e suadenti.
Un po’ più in dettaglio, le arancine di Rosario Umbriaco sono fatte di due strati di riso, il primo con zafferano e aromi, il secondo con ricotta fresca, prezzemolo, pepe, e fonduta di formaggio Piacentino ennese.
Il tutto panato a dovere, e fritto in abbondante olio per il tempo che basta.
Logicamente, le arancine/arancino di Rosario Umbriaco vanno gustate calde, ma non bollenti.
Cinque – dieci minuti dopo essere uscite dalla friggitrice, è il giusto tempo per gustare a pieno questi piccoli ed ammiccanti capolavori…
Se per caso le trovate sulla vostra strada, provatele, ne vale davvero la pena!
Umbriaco Tavola Calda e Bottega
Viale IV Novembre, 11
94100 – Enna
Tel. 0935 37467
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?