Qual è il tuo vino preferito ?

Di Fabio Riccio,                               

Da qualche giorno sarà per caso, sarà per qualche strana congiunzione astrale, ma inciampo spesso in persone che mi pongono la stessa domanda: “ma per te che ne intendi” (di che? di cosa?) qual è il tuo vino preferito? E vai a buttarmi addosso a caso nomi di vitigni, o peggio ancora nomi commerciali di vini commerciali e banali.

Qual è il tuo vino preferito vassoioUn tempo, più o meno un quarto di secolo addietro fresco di corsi & livelli nel mondo di Bacco, e con l’imprinting di una concezione dottrinale del vino, a questa domanda avrei subito dato una qualche risposta, magari scontata, magari banale del tipo “mi piace il Barolo” oppure “adoro il Cannonau”, non sopporto il Trebbiano etc etc.

Ora, dopo parecchi anni e tanti vini bevuti e/o degustati, e con l’evoluzione del mio palato, a questa domanda rispondo semplicemente con il silenzio…

Qual è il tuo vino preferito? ” è una domanda stupida, mal posta ad esser generosi.

Qualcuno mi spieghi come diavolo si può dire in generale che un certo “vino” è il preferito.

Quale vino?

Un bianco o un rosso?

Il vitigno?

Il tale vino della tale azienda?

Il vino che lo Zio Ambrogio pigia con i suoi piedi mal lavati?

Qual è il tuo vino preferito ragazzaSempre silente, ho collezionato reiterati sproloqui di insensatezze eno-illogiche, tipo lo sciovinista-campanilista che beve unicamente vini locali, il nazionalista che non assaggerebbe mai qualcosa prodotto fuori Italia, il tizio che beve solo i vini che finiscono in “one” (Amarone, Ronchedone, Bricco dell’uccellone etc etc), la signorina snob che beve solo un preciso vino bianco, per finire con certi (presunti) esperti di provincia che hanno inventato una nuova categoria: quelli dei bevitori monovitigno!

Proprio questi ultimi sono quelli più aggressivi nel perorare ben oltre l’evidenza la causa del loro vitigno del cuore, anche se vinificato da bieche cantinaccie di noti eno-assassini.

Tentare di categorizzare sotto la medesima “bandiera” vini diversissimi, allevati in terreni e zone diverse che tra loro condividono solo il nome e l’origine ampelografica, è chiaramente insensato. Punto.

Come si può affermare “il mio vino preferito è il Montepulciano d’Abruzzo” quando sotto questo stesso nome e denominazione troviamo vini diversissimi?

Terreni diversi, condizioni climatiche lontanissime, ma anche il modo di lavorare della cantina faranno si che pur condividendo regione, vitigno e denominazione, due Montepulciano nel calice avranno caratteristiche molto ma molto diverse.

Aggiungiamoci anche che non tutte le cantine hanno il medesimo stile nel vinificare, l’influenza delle “annate”, ed ecco spiegato perché non basta condividere un nome per rendere comparabili due vini.

Peggio ancora dichiararne la preferenza rispetto ad altri.

Qual è il tuo vino preferito manoQual è il tuo vino preferito?

Per rispondere con un minimo di criterio, dovrei dire che mi piace (ad esempio…) il Sangiovese, ma solo quello di quella tal cantina, oppure che adoro la Barbera ma solo di quell’altra cantina, senza poi inoltrarmi nelle varie annate…

Allora… mi chiedo perché in Italia nonostante tutto il fiorire di corsi di vino di qualche anno fa, (fino prima della crisi i corsi di vino erano molto “in” – erano sulla cresta dell’onda ovunque), e la nascita di una certa fascia di consumatori che qualcosina di vini capisce, ci sono ancora tanti che pongono domande insensate come questa.

Nello specifico, l’ultimo conoscente che mi ha fatto questa domanda, è proprio un bevitore monovitigno, che mettendo copiosamente mano al portafoglio (per se & moglie e figlio) ha fatto i suoi bravi corsi, compreso il tanto agognato “secondo livello” con il risultato pratico del solo vantarsi di saperne di vino.

Incontrandolo poco prima di capodanno, come per tutti gli altri, alla sua domanda non ho risposto, mentre lui subito mi ha gridato che adora il Nebbiolo.

Per carità, niente contro il nebbiolo, anzi: evviva il Nebbiolo!

Ma quando gli ho chiesto quale Nebbiolo adorasse in particolare, e di quale produttore, lui con fare sicuro ha subito detto tutti – marcando e sillabando bene la parola – TUTTI – neanche fosse incisa nel marmo.

Ma caro Dottor monovitigno (è un laureato in medicina, per di più anche specializzato…), Nebbiolo è un termine un po’ generico, nei corsi che ha con profitto frequentato, le hanno mai detto che l’uva Nebbiolo viene allevata in mezzo nord Italia, e a seconda del luogo dove viene allevata, i vini che si fanno hanno nomi diversi e cosa più importante, peculiarità diversissime?

L’uva Nebbiolo è allevata in in primo luogo in Piemonte nelle Langhe e nel Roero in provincia di Cuneo, mentre nell’Alto Piemonte ci sono varie sottozone, come nel Canavese e soprattutto nel comune di Carema in provincia di Torino.

Ma non basta: l’uva Nebbiolo la si trova nel Biellese, nell’Alto Vercellese e nella zona di Novara.

C’è Nebbiolo anche nell’Astigiano, e a macchia di leopardo un po’ in quasi tutto il Piemonte.

Fuori del Piemonte l’uva nebbiolo è comune nella Bassa Valle d’Aosta, mentre è diffusissima in Valtellina dove è basilare per la produzione dei DOCG Valtellina superiore e Sforzato (detto anche Sfursat), per non parlare dell’oltrepo’ Pavese…

Anche in Franciacorta si allevano uve nebbiolo, e per finire anche nel nord della Sardegna nel Comune di Luras e dintorni si produce un pregiato Nebbiolo, denominato come “Nebiolo” – con una sola “B”.

qual è il tuo vino preferitoA queste spiegazioni il Dottor monovitigno rimane basito.

Smarrito.

Non sa cosa dire.

E’ in crisi.

Ma chi gli ha dato la “patente”? (alias i vari livelli del vino?)

Poi… riprende coraggio e dice – ma… anche il Barolo mi piace molto, mentre non riesco a bere proprio nessun vino toscano.

Silenzio, gira lo sguardo.

– Ma cosa le hanno fatto in generale i vini Toscani? Possibile che non ce ne sia uno bevibile?

– E poi, dottore… anche il Barolo viene da uva Nebbiolo, lo sapeva?

Strabuzza gli occhi.

Spero non gli prenda un coccolone.

Mi sa che nessuno lo ha messo al corrente di questo.

La discussione è inutile.

Il Dottor monovitigno continuerà a bere acriticamente felice tutti i Nebbiolo che gli capiteranno a tiro solo perché… nebbiolo, e a schifare tutti i vini Toscani (chissà perché) a prescindere da dove arrivano, e come sono fatti…

Ripenso a un passaggio del Film Sideways“.

Nel film, Miles il personaggio interpretato da Paul Giamatti denigra a piena voce il Merlot. Ironicamente, la bottiglia prediletta di Miles, uno Château Cheval Blanc del 1961, un misto di Merlot e Cabernet Franc, un’altra uva disprezzata da Miles.

Siamo li’ in quanto a cultura enologica e uso dei luoghi comuni…

3 commenti su “Qual è il tuo vino preferito ?”

  1. non esiste un vino + buono rispetto ad un altro……fare confronti tra due vini diversi è errato.il vino buono è quello prodotto da un’azienda seria che esegue tutti i procedimenti dovuti nei tempi corretti e non utilizza “porcate” x produrre di piu’…la qualità è fondamentale nel vino….. ci sono aziende che fanno vini fantastici che non si trovano facilmente….basta bere vini solo perchè pubblicizzati o per il nome magari francese….(non faccio nome ma sn veleni quelli..)
    chi non capisce di vino e dice questo vino è buono non è affidabile, il vino va conosciuto dalla vite al bicchiere x poterlo giudicare…….e soprattutto un vino va degustato non bevuto….

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  2. Io il mio vino preferito e il Pinott.
    Mi piace perchè cè dappertutto, soprattuto in italia e estero ma anche in america.
    Ma a me mi piace di piu’ il pinott noiro, perche’ contro gli altri pinott fa il vino forte e vigoroso e non ci fanno i trattamenti con lo zolfo.
    Lo zolfo fa male al vino.
    Il pinott mi piace tanto tanto e quando vado da mio cugino in umbria ci compro sempre qualche dieci damigiana per stare tranquillo fino a maggio

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  3. Sono d’accordo con tutto quanto scritto qui.
    Chiedere qual’è il vino preferito a qualcuno è una domanda troppo vaga.
    Sarebbe ora che anche l’enologia “ufficiale” e le varie associazioni che orbitano attorno al mondo del cibo e del vino si dessero una mossa nel preparare meglio chi partecipa ai loro bei corsi, e senza inutili tiritere, specialmente quelli che saranno i futuri esperti di vino.

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