Lattuga che viene da lontano (troppo…)

Di Fabio Riccio

Mi sarebbe piaciuto iniziare questo 2015 gastrodelirante con un post sul capodanno e le sue problematiche – chiamiamole così… – ma una visitina mattutina al supermercato all’angolo di casa, mi ha fatto repentinamente cambiare idea.

Leggete, e poi ditemi cosa pensate (se volete).

Il post su capodanno e dintorni è semplicemente rimandato, di poco.

Premetto che gran la parte delle verdure in circolazione per me (non gli ortaggi!) potrebbe morire serenamente di vecchiaia, senza il rischio di finire tritata dalle mie mandibole.

Ammetto anche che le verdure dei supermarket non mi attirano attirano molto, nonostante a prima vista palesino un irreprensibile aspetto.

Quelle dei mercati rionali o di paese, specialmente le poche che hanno un aspetto “locale” pur se meno radioso, mi attragonno di più.

Bella scoperta eh?

lattuga che viene da lontanoStamattina, nel (quasi) consueto rapido giro nel supermercato sotto casa, che tra parentesi ha anche un po’ di cose di buona qualità, e una scelta di pane decisamente migliore di tante blasonate panetterie locali, stranamente mi sono soffermato al bancone refrigerato delle verdure.

Lo faccio di rado.

Tralasciando le (troppe) luci brillanti e l’abuso di “packaging” plastico, ho sbirciato con curiosità una lattuga.

Sembrava che lo sventurato e infreddolito vegetale, nonostante il suo aspetto irreprensibile, volesse dirmi qualcosa di importante.

E chissà perchè… l’ho anche preso in mano, leggendo il suo regolamentare cartellino.

L’infelice vegetale arrivava nientedimeno che dalla Nuova Zelanda!

L’altra faccia della super-produttività e super-durata, ci arriva (anche) dagli antipodi.

Ma vi sembra possibile che un vegetale come una banale lattuga, nella sua pur breve e effimera esistenza abbia viaggiato (in chilometri) molto più di quanto parecchie persone fanno in una vita intera?

Pensate voi… ci sono verdure che riescono a sopravvivere a viaggi di migliaia di chilometri fin dall’altra parte del globo, per poi finire in bella vista sotto i neon del supermercato all’angolo di casa mia ancora mangiabili, e competitive come prezzo con le nostrane insalate.

E… il favoloso chilometro zero di cui si parla tanto, dove diavolo è finito? lattuga che viene da lontanoVabbè… la coerenza, specialmente nell’Italia nel terzo millennio è merce rarissima e così, anche in un supermercato che non perde occasione per strepitare ai quattro venti il suo essere “politically correct”, una bella lattuga che arriva dagli antipodi ci può stare, forse anche bene.

Chissà, bisognerebbe chiederlo a lei (la lattuga), ovviamente in Inglese, vista la provenienza.

How do you feel in italy?

E lei, (la lattuga) – not too bad… the journey was a bit long…

Vabbè, basta parlare a vanvera, le lattughe fino a prova contraria non emettono suoni intellegibili dagli umani – torniamo alle cose serie… (si fa’ per dire)

Giusto ieri sera, prima del fatidico momento dello spazzolino da denti, nei miei “spulciamenti random” sul web sono capitato sulla notizia che, l’USDA (United States Department of Agriculture) ha di recente raccomandato che gli americani mangino almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.

Urca!

E’ ‘na cifra…

Però a fronte di questo, pare che oltreoceano (chissà invece in Nuova Zelanda – forse li’ mi sa’ che sono più salutisti…) con le verdure vadano poco d’accordo, peggio ancora del sottoscritto.

lattuga che viene da lontano
Mappa di Dogville

 Ve li vedete voi a Dogville fior individui obesi fin dalla più tenera età, adoratori del junk food trasformarsi in mangiatori compulsivi di verdure come e più degli abitanti dell’isola di Cipro, che statistiche alla mano, pare siano i più affamati di vegetali al mondo con una media di ben 384 grammi per cranio di verdure (badate bene: dico ver-du-re – quindi esclusi gli ortaggi) al giorno?

Il consumo di verdura negli USA logicamente varia da stato a stato, ma varia ancor di più per reddito e istruzione.

Questo mi preoccupa…

Estrapolando i dati, (come al solito) esce fuori che le classi meno istruite, mangiano male, se non proprio peggio di quelle con un grado di istruzione più alto, verdure incluse.

Alla fine di tutta la giostra, pare che solo uno su quattro americani riesca a centrare l’obiettivo raccomandato dallo USDA, il tutto alla faccia dell’orto biologico che Michel Obama ha impiantato con gran fracasso mediatico alla casa bianca.

lattuga che viene da lontanoPerò la storia mica finisce qui.

Il bravo giornalista d’oltreoceano, di certo un devoto delle statistiche (come tutti gli americani con un minimo di cultura generale), prospetta anche un altro problema.

Mettiamo il caso che tutti gli americani iniziano davvero a consumare verdure come raccomanda lo USDA… (e anche la first lady), beh… in poco tempo ci si troverebbe ad affrontare un serio problema: gli agricoltori statunitensi al momento non producono abbastanza verdura (e frutta) per poter (eventualmente) soddisfare questo tipo di domanda, e cosa più grave, pare che non sono neanche attrezzati per far questo in tempi brevi.

Soluzione?

Importiamo lattughe!

E da dove…

Il bravo giornalista, sempre dati statistici alla mano ha pronta la sua soluzione: dobbiamo importare verdure e lattughe dall’Italia e dalla Nuova Zelanda!

Evviva!

La lattuga che viene da lontano.

Ecco (ma guarda un po’…), il cerchio si chiude…

Facciamo fare il giro del mondo alle lattughe?

2 commenti su “Lattuga che viene da lontano (troppo…)”

  1. Fare l’elenco di quello che arriva nei nostri negozi dall’altra parte del mondo sarebbe lunghissimo.
    Credo che l’unica soluzione sia fare la spesa in maniera consapevole, rinunciando a prodotti fuori stagione e scegliendo nei limiti prodotti non dico a Km zero che forse è una utopia poco praticabile, ma che almeno non abbiano viaggiato per migliaia di km…

    Rispondi
  2. In giro c’è di peggio…
    Nessuno si è mai accorto della vera e propria invasione di pesce Pangasio fresco fresco dal Vietnam?????????????

    Rispondi

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