Fermenti sinceri, territori vivi e spumanti che frizzano (non solo nel bicchiere): tutto questo dal 21 al 23 giugno a L’Aquila.
Un evento per chi ama il vino vero
Su Gastrodelirio non si è mai scritta una singola riga di troppo sulle bollicine, soprattutto se nate in autoclave o sotto pressioni tecniche troppo “guidate”. E non per snobismo, ma per coerenza con una certa idea di vino: vivo, vero, spesso torbido, quasi mai regolamentato.
Ma Abruzzo in Bolla 2025è un’occasione che incuriosisce. Un evento nazionale, sì, ma anche uno specchio dell’enologia contemporanea. Da osservare, raccontare e – magari – discutere.
L’Italia che spumeggia… ma racconta davvero?
Dalla Sicilia al Veneto, passando per Lombardia e Liguria: a L’Aquila ci saranno spumanti e rifermentati da tutta Italia. Un fermento (è il caso di dirlo) che dimostra come oggi la bollicina sia diventata quasi un obbligo stilistico, non più una sorpresa o una scelta.
La domanda è: davvero ogni territorio ha bisogno di spumanti per esistere sul mercato?
Masterclass: tecnica o cultura del vino?
Tra i fiori all’occhiello dell’evento, le masterclass con grandi nomi del settore. Verticali, confronti territoriali, degustazioni ragionate. Tutto molto curato, ma a volte troppo orientato alla performance tecnica.
Le parole d’ordine?
- Metodo classico
- Lieviti selezionati
- Dosaggio
- Remuage
- Permanenza sui lieviti
Giusto, ma rischia di diventare un linguaggio tecnico più che contadino. E in certe degustazioni, il terroir sembra solo un accento stilistico.
I fermenti vivi: chi ci crede davvero
Per fortuna, tra una sboccatura e un perlage perfetto, ci sono produttori che lavorano in modo più artigianale. Non tutti certificati, non sempre perfetti, ma sinceri. Con i piedi per terra, letteralmente.
Quelli che provano a fare vino come una volta, anche con errori. E già questo, oggi, è rivoluzionario.
Autoclave e metodo classico: tra controllo e identità
Gran parte dei vini presenti ad Abruzzo in Bolla sono figli della tecnica: rifermentazioni controllate, protocolli dettagliati, bollicine impeccabili. Ma troppo spesso scollegate dalla vigna.
Il metodo classico, oggi, è una lama sottile: può essere espressione di un territorio oppure ridursi a un’esercitazione di stile.
E l’Abruzzo?
L’Abruzzo osserva, sperimenta, ma spesso insegue. Pecorino, Passerina, Montepulciano in bianco: i risultati ci sono, ma manca un vero stile identitario. Serve meno imitazione e più coraggio.
Con vigneti in quota, microclimi e fermentazioni spontanee, il potenziale è enorme.
Conclusione: oltre la spuma
Abruzzo in Bolla 2025 sarà un evento ben organizzato, ricco di stimoli. Ma come sempre, la sostanza si troverà nei margini: in un bicchiere torbido, in una bottiglia dimenticata, in due vignaioli che parlano di rame e fatica, non di punteggi e sboccature.
E allora sì: vale la pena andare all’Aquila. Per vedere dove si muove il vino che frizza… e dove, forse, inizia quello che respira.

Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Food, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?