Riso della Sardegna – Lo conoscete?
Di Fabio Riccio,
La cosa è nata per caso.
Chiacchiere con un amico.
Ottimo esperto di cibo e ancor più di prodotti & materia prima (chiamiamola così…). Sapendo che programmavo un tour in Sardegna mi chiede: Fabio mi puoi portare un po’ di riso della Sardegna, è una vita che non lo assaggio più…
Detto & fatto, missione compiuta.
Il riso aspetta che ci si incroci con l’amico per la consegna.
Vabbè, tutto qui?
No.
Forse qualcuno dei lettori si sarà meravigliato… riso della Sardegna.
C’è poco da meravigliarsi.
Dalla bella isola di mangereccio ci si aspetta un po’ di tutto, ma non di certo il riso, almeno per il sentire comune dell’uomo della strada…
La maggioranza degli Italiani vuoi per i luoghi comuni, vuoi per ignoranza, collega la coltivazione del riso esclusivamente al nord Italia, dal vercellese alla Lomellina, passando per le valli veronesi etc etc, fino alle ultime risaie nel ferrarese quasi in vista del delta del fiume Po.
Errore, macroscopico.
A ben spulciare i libri di storia, in passato in Italia il riso lo si coltivava in molte più regioni.
Ora, mettendo da parte le già menzionate zone del nord Italia, nell’anno 2016 il riso lo si coltiva anche in Sardegna e in Calabria.
Tralasciando la Calabria, dove gli ettari coltivati a riso oggettivamente sono di meno (credo 600), è bene sapere che in Sardegna, almeno stando agli ultimi dati in circolazione, ci sono ben 3.000 ettari di risaie, quasi tutte situate nella lunga fascia pianeggiante a cavallo tra le provincie di Cagliari e Oristano.
Una superficie niente affatto trascurabile, con la curiosa particolarità che gran parte di queste estensioni coltivate a riso, sono destinate alla produzione di riso da seme.
Il seme di riso della Sardegna, per le sue ottime caratteristiche, unite alla convenienza economica, prende in gran parte la strada delle risaie del nord Italia.
Lo sapevate?
Curioso?
C’è anche da dire che la la coltivazione estensiva del riso in Sardegna è una faccenda relativamente recente.
Senza andare troppo in dettaglio, negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale le varie bonifiche e costruzioni di dighe che irregimentarono le acque dolci nel campidano e dintorni, oltre a rendere salubre il territorio, crearono la situazione ideale, diciamo il giusto “terroir” per la coltivazione di questo cereale.
Così… con l’iniziale know how e l’intraprendenza di coltivatori arrivati dal nord Italia, la coltivazione di riso, pur tra alti e bassi con il tempo sviluppò, ed eccoci arrivati al nuovo millennio, con i produttori di riso della Sardegna che per stabilire il prezzo del loro prodotto, fanno riferimento alla “Borsa risi” padana di Vercelli, di Novara e di Mortara.
E il resto del riso Sardo, quello non da seme, dove va?
Il resto… in gran parte riso di ottima qualità, principalmente delle varietà Carnaroli, Originario e Roma, viene lavorato (alias pulitura, sbramatura, sbiancatura) nell’unica riseria dell’isola nata nel 1951, e poi commercializzato innanzitutto per il consumo interno, ma non mancano canali commerciali con il “continente”, e di recente è stato siglato un accordo con il gigante tedesco della distribuzione Lidl, che ha portato sui suoi scaffali il riso della Sardegna, dandogli visibilità.
Considerazioni commerciali e distributive a parte, è sempre curioso constatare quanto è difficile estirpare un luogo comune, in questo caso forse reminiscenza del tempi delle mondine di “riso amaro”, cioè che il riso viene coltivato solo nel nord Italia (oppure ultimamente in Asia).
Per il resto… vi invito solo a provarlo.
Come già detto, e per esperienza diretta, ho constatato che non solo l’italiano medio non conosce l’esistenza di questo prodotto, ma cosa ancor più grave non lo conoscono neanche molti chef (escludo logicamente da questo i nostri lettori Sardi).
Il riso della Sardegna esiste ed è anche buono!

Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
salve Fabio,
anch’io ho avuto il dubbio di Gino Scanu : …..”prodotto confezionato”
non è lo stesso che “prodotto E confezionato” !!!!
Ho acquistato dei fagioli dalla stessa ditta ” riso della sardegna” dietro c’è scritto origine: argentina. Anche il riso proviene da lì? Non pensi che il nome del marchio sia uno specchietto per le allodole?
io mi sono fidata e poi………
Il dubbio è lecito in ogni caso…
Poi, visti i regolamenti sull’etichettatura, spesso anche soggetti a interpretazioni “creative”, e ancor più spesso sibillini oltre misura, non possiamo che stare attenti e vigilare.
In ogni caso il riso Sardo è una realtà, magari non grande, ma che esiste ed è di assoluta qualità!
buongiorno,
una domanda,ma secondo voi il riso della Sardegna é prodotto o lavorato e confezionato in Sardegna ?
Perché dell’etichetta si dice”Prodotto confezionato in atmosfera protettiva da:RISO DELLA SARDEGNA S.p.A.
Se dicesse prodotto e confezionato,la cosa sarebbe diversa,vorrei capire se é solo confezionato,e quindi prodotto in un posto diverso dalla Sardegna.
Questo per una semplice curiosità nata per caso tra amici,come dite anche voi qui sopra.
Cordialmente
Gino Scanu