Autunno in Barbagia

Di Serena Manzoni,

Il ritorno dalle vacanze è sempre un momento critico.

Sarà il dover tornare alle attività quotidiane, al lavoro non sempre amato, interrompere la sosta in cui ci si è cullati se pur per breve tempo: i giorni appena trascorsi già si fanno ricordo e si comincia a rielaborare o a sognare e spesso nemmeno ne hai il tempo perché già fagocitata dal ritorno alla vita di sempre. A volte sento quasi il bisogno di avere il tempo di riposare dopo le vacanze, piene come sono di paesaggi, stimoli e cose nuove viste e apprese, vissute. Autunno in Barbagia

Eccomi quindi di ritorno da una settimana di agognatissime ferie, settimana corsa via veloce ma dilatata all’inverosimile nel ricordo e nella voglia di tornare e approfondire, continuare il viaggio. Autunno in Barbagia

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Primo giorno di lavoro, una collega mi chiede: “Allora? È bella la Sardegna?”

Mi rendo conto che a una domanda del genere non si può rispondere perché la Sardegna non è mica una sola e non la esaurisci certo in una settimana, che avrei almeno voluto sentirmi chiedere in quale parte della Sardegna fossi stata e cosa avessi fatto o visto e sentito. Mi limito a rispondere: “sì, è bella la Sardegna”. Autunno in Barbagia

Avrei forse dovuto raccontarle un pezzettino di questa esperienza, quel lembo di Sardegna assaggiato un po’ di sfuggita, ma pieno e profondo. Gita ad Orgosolo, o meglio, passeggiando per Nuoro fermarsi davanti al cartello stradale che indica il paese e decidere di andarci.

Sapevo che in Barbagia durante l’autunno si svolge la manifestazione Autunno in Barbagia e proprio quel sabato le cortes aperte erano quelle di Orgosolo per Gustos e Nuscos.

Strada di curve e vigne, paesaggio austero e selvatico, bastoni nodosi e canne al vento (proprio quelle), boschi e più in alto il paese, grigio in lontananza. All’arrivo un gruppetto di persone ci ferma, un vassoio di dolci in mano e “ gradite? Volete un bicchiere di vino? Per il parcheggio scendete di là…”

A Orgosolo è festa, le case sono aperte e si cucina, senza sosta si sfornano pani e si cucinano il porcetto, la pecora e i ravioloni, le spianate e le seadas, il vino scorre e gli asinelli sardi si fanno fotografare e montare per modiche cifre, dalle cortes esce musica, i murales guardano. Insomma c’è festa!

autunno in barbagia porcettoE’ la stessa Orgosolo di Graziano Mesina, la primula rossa del banditismo sardo, la stessa della rivolta pacifica di Pratobello, della balentia, dell’allevamento del baco da seta, della disamistade.

Un paese basato prevalentemente sulla pastorizia, da sempre povero e lontano da tutto. Della sua alterità anche rispetto alla Sardegna ne parla Michela Murgia nel primo capitolo del suo Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede, edizioni Einaudi: “questa processo di “individualizzazione culturale (…) è riscontrabile soprattutto nella straordinaria persistenza di usi e costumi di antichissima radice storica e culturale, altrove scomparsi o mai esistiti”. La Murgia continua parlando del codice barbaricino e dei murales, noi invece pensiamo, come al solito, al cibo… Autunno in Barbagia

Per il corso e per i vicoli tanto da mangiare, la tipicità a disposizione dei palati curiosi dei tanti passanti, sardi e non.

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Difficile scegliere cosa voler assaggiare, a quale corte fermarsi, dove sostare: optiamo per Su Coccone ‘e Sa Candelaria e come spesso capita in Sardegna, c’è di mezzo il pane. Un pane rituale, per la festa che si celebra il 31 dicembre, dove i bambini vanno per le case del paese effettuando una questua il cui esito sarà appunto Su coccone, biscotti, frutta e denaro.

L’impasto è di semola di grano duro,lievito, acqua, sale e strutto; la forma è quella tonda (sa tundìna), quasi di un sole lievitato dentro panni di lino, canapa o lana, segnato e diviso con la forma della croce e cotto nel forno a legna, lucidato poi con acqua e sale.

I bambini di Orgosolo entrano nell’età della fanciullezza iniziando a partecipare alla Candelària, ne escono quando saranno troppo grandi per continuare a parteciparvi. Il rito non si limita a questa questua ma continua nella giornata con gli auguri agli sposi dell’anno appena trascorso e a una festa collettiva paesana.

Autunno in Barbagia

Ne parla anche Salvatore Cambosu in Miele amaro, facendo riferimento alle feste pagane delle Calende: “ Gruppi di persone percorrono le vie cantando e fermandosi alla porta di ogni casa, in attesa del donum candelarium”.

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Certo non è la stessa cosa del mangiare il nostro Coccone in un giorno di ottobre nei vicoli di Orgosolo, condito con fettine di carne di vitello in mezzo al via vai, ma anche questo credo abbia un senso. Con questa festa il territorio si apre e si fa conoscere, le tradizioni vengono attualizzate in una nuova forma e assumono un nuovo significato.

autunno in barbagia emilio lussuE’ un invito a entrare in casa, è un processo in fondo simile a quello dei murales, che sono lì anche per essere visti, un aprirsi all’esterno: un chiedere a chi ne ha voglia di andare a vedere un po’ di Orgosolo, un po’ di Barbagia.

Autunno in Barbagia

E magari tornarci, per la prossima Candelària e con discrezione e rispetto, in silenzio, osservare lo svolgersi della festa nel suo giorno o forse è meglio di no, che spesso troppo pubblico guasta le tradizioni e le trasforma in spettacolo.

Autunno in Barbagia

La manifestazione Autunno in Barbagia proseguirà fino al mese di dicembre con appuntamenti nei diversi paesi.

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